Le parole del momento: “capro espiatorio”
Sembra che nel prossimo futuro sarà di moda dichiarare di essere un “capro espiatorio“. Sta tentando di dare il via a questo nuovo tormentone Luciano Moggi, l’ex dirigente della Juventus. Dopo aver detto la sua verità a Ballarò, è tornato in tv addirittura sulla CNN, ripetendo – ancora con voce strozzata – quanto già detto
Sembra che nel prossimo futuro sarà di moda dichiarare di essere un “capro espiatorio“.
Sta tentando di dare il via a questo nuovo tormentone Luciano Moggi, l’ex dirigente della Juventus. Dopo aver detto la sua verità a Ballarò, è tornato in tv addirittura sulla CNN, ripetendo – ancora con voce strozzata – quanto già detto martedì scorso nella trasmissione di RaiTre: “Non ho mai influenzato una partita“, “Sono stato crocifisso” e, ovviamente, “C’era bisogno di un capro espiatorio“.
Moggi per parlare della sua vicenda e del suo coinvolgimento nel caso Calciopoli scomoda addirittura la Bibbia. Il “capro espiatorio” infatti nell’antichità era un animale – una capro, appunto – che veniva mandato nel deserto in “esilio” per portare lontano dalla civiltà tutti i peccati degli uomini ed espiarli.
Oggi il termine è usato in senso figurato per indicare una persona che “paga” anche per gli altri, un responsabile unico – spesso non realmente colpevole – di accadimenti che hanno avuto gravi conseguenze.
Insomma, Lucianone si sente una vittima del sistema. Chi sarà il prossimo a seguire le orme di Moggi e a definirsi il “capro espiatorio” di una vicenda? Riuscirà l’ex dirigente a lanciare questa nuova moda o il suo autoproclamarsi “capro espiatorio” rimarrà un caso isolato?