Tre giorni senza tv
Capita che questioni personali – nulla di grave – tengano un televisionaro onnivoro – per piacere, per lavoro e per blog, lontano dalla telebisione stessa. Non che si viva male, sia chiaro. Ma lavorando per un programma – per quanto piccolo – che in televisione ci va, il mezzo non si taglia fuori mai del
Capita che questioni personali – nulla di grave – tengano un televisionaro onnivoro – per piacere, per lavoro e per blog, lontano dalla telebisione stessa. Non che si viva male, sia chiaro. Ma lavorando per un programma – per quanto piccolo – che in televisione ci va, il mezzo non si taglia fuori mai del tutto: anche riuscendo a scanalare poco, si vive comunque di luce blu riflessa. E accadrebbe comunque, anche se non si fosse addetti ai lavori.
Se non mi credete, provateci, a vivere veramente tre giorni senza tv. Tre giorni senza che qualcuno vi dica cosa ha visto, che somigliate a questo o quel personaggio di quello o questo reality, che l’ha detto la tv, tre giorni senza che una qualche battuta di chi vi parla citi personaggi, sketch, trasmissioni, senza che l’autoreferenzialità e la cross-referenzialità di radio e giornali non facciano di un mini evento catodico una notizia che giunga alle vostre orecchie.
E’ praticamente impossibile, ne converrete, a meno di non rinchiudervi in un eremo e tagliare i ponti con il resto del mondo. Il che non è valido, per il nostro esperimento.
Quindi, i tre giorni senza tv del sottoscritto si traducono banalmente nella sospensione della visione per mancanza di tempo. Che non esclude l’essere venuto a conoscenza di cose, eventi, storie che con la tv hanno a che fare.
A pensarci diventa abbastanza evidente quanto la tele sia importante nell’italica cultura. Poi uno ritorna fortunatamente alla normalità e si rende conto che la qualità di quello che vede, tornando a scanalare in maniera significativa, è inversamente proporzionale alla sua importanza.