Cinecittà: datele un’altra chance
In questi giorni di calura estiva, l’apatia televisiva mi fa pensare a quei prodotti mai decollati, eppure rimasti nella mia memoria “acritica” di telespettatore appassionato. Uno di questi è la fiction Cinecittà, il cui nome, sui due piedi, non vi dirà molto (a meno che non pensiate alla grande cittadella del cinema di Roma). Si
In questi giorni di calura estiva, l’apatia televisiva mi fa pensare a quei prodotti mai decollati, eppure rimasti nella mia memoria “acritica” di telespettatore appassionato.
Uno di questi è la fiction Cinecittà, il cui nome, sui due piedi, non vi dirà molto (a meno che non pensiate alla grande cittadella del cinema di Roma).
Si tratta di una delle prime scommesse estive intraprese dalla Rai sul campo della serialità nel 2003.
Un investimento piuttosto costoso, peraltro, viste le 13 puntate girate, l’esoso budget di 350.000 euro a episodio e il cast di eccezione allestito per l’occasione (una promettente Carlotta Lo Greco poi esiliata dal video, due professioniste della recitazione d’altri tempi come Barbara De Rossi e Giuliana Lojodice e in più 90 attori coinvolti, 40 personaggi principali, 2600 comparse).
Questo esperimento è arrivato dopo una stagione non eccezionale, per ammissione della stessa dirigenza di Raidue che, nonostante palinsesti ricchi di nuove proposte, l’inverno precedente non aveva raccolto i risultati sperati.
Cinecittà, insomma, partiva con le migliori ambizioni, nella speranza di bissare il miracolo italiano che, sette anni prima, aveva trasformato Incantesimo da fiction vacanziera a cult catodico.
E invece si rivelò un flop pauroso, registrando circa 1.200.000 telespettatori a puntata e in più in prima serata. Cifre, tuttavia, nemmeno così clamorose, nonostante si trattasse di una prima visione, se pensate alle basse pretese del periodo estivo e all’ascolto più o meno analogo registrato da molte repliche in questi tempi.
Quel che mi ha stupito, in quell’occasione, è il pessimo trattamento riservato a questa fiction, che è stata cancellata categoricamente dalla programmazione per poi non farvi più ritorno.
Da allora sono passati tre anni e continuo a chiedermi perchè mai, tra tanti tappabuchi inutili che ci propinano, non ci sia posto per Cinecittà, anche su Raisat Premium, per quei pochi telespettatori che ne rimasero colpiti e vorrebbero sapere come sarebbe andata a finire. In quel periodo, arrivarono diverse lettere a Sorrisi.com, tra cui anche la mia, che non hanno mai ricevuto un riscontro dagli addetti ai lavori.
Si potrebbe parlare di oscurantismo in piena regola, visto che perfino 48 ore, a pochi mesi dalla debacle negli ascolti, ha avuto una seconda possibilità in prima serata su Italia1.
Ed è un vero peccato che, per difendere una serie sullo sfondo della leggendaria casa del cinema italiano, a metà strada tra la commedia e una favola piena di grazia, abbia alzato la voce in una recente intervista il personaggio meno rappresentativo, Flavia Vento:
“Spero poi vengano trasmesse le puntate della serie tv Cinecittà che ho girato con Barbara De Rossi, Raidue ha mandato in onda a luglio solo una delle dodici puntate. Io interpreto Viola, una studentessa che frequenta la scuola di recitazione a Cinecittà. Purtroppo il mercato televisivo è dominato dall’Auditel”.
Vi assicuro, visto che l’ho seguita con molta attenzione, che il livello di Cinecittà non si misura dallo spessore artistico della Vento. Però, il fatto che almeno lei ne abbia ricordato l’esistenza, è già qualcosa.
Tvblog si unisce all’appello (e non per risollevare le sorti di Flavia)…
Date a Cinecittà una seconda chance!
Il pubblico ha bisogno, ora che più mai, di sognare, ormai deluso da una tv trash che vede le cose migliori finire nella spazzatura…