I FREAKS? DOMINANO IN TV
Sono reduce dalle proiezioni dei primi giorni della Festa del cinema di Roma e non riesco a non pensare alla tv, anzi alle tv. Alla Festa del cinema accade una cosa curiosa, che si ripete. A cominciare dal film inaugurale , “Fur”, pelo o pelliccia, con Nicole Kidman, uno dopo l’altro stanno passando pellicole o
Sono reduce dalle proiezioni dei primi giorni della Festa del cinema di Roma e non riesco a non pensare alla tv, anzi alle tv. Alla Festa del cinema accade una cosa curiosa, che si ripete. A cominciare dal film inaugurale , “Fur”, pelo o pelliccia, con Nicole Kidman, uno dopo l’altro stanno passando pellicole o video dedicate ai “freaks“. Chi sono i “freaks”? Sono i “mostri” che, da un film di Tod Browning del 1932, bellissimo e inquietante, intitolato proprio “Freaks”, sono tutti coloro che non sono come noi, cosiddetti normali (in apparenza), sono i “diversi” per vari motivi che inteneriscono, fanno paura e persino orrore, provocano e ci subiscono il nostro razzismo spesso consapevole.
In “Fur” si racconta una storia delle tante storie di Diane Arbus, la grande fotografa americana che amava fare ritratti ai “diversi” e che in questo film viene rievocata per una ricostruzione – in parte immaginaria- del rapporto di Diane con un molto sensibile e nobile d’animo il cui corpo era coperto da un incrredibile irsutismo che lo rendeva simile a un orso o a un orango.
Tralascio di citare le altre pellicole che in un modo o nell’altro tornano sul tema dei “diversi”. Non serve per quel che voglio dire e che scaturisce da un accostamento dettato dal gioco dei passaggi dalla sala buia dei cinema al piccolo schermo. L’accostamento è con Maurizio Costanzo. No, Maurizio, che conosco, non è coperto di peli ma vanta o sopporta una pancia che lo zavorra a terra ma che non gli impedisce di volare.
Ecco il punto. Maurizio vola. Di trasmissione in trasmissione. Di giornale in giornale. Di spettacolo in spettacolo. Dalle tv al teatro, dal cinema al musical. Dalla università alla radio. Dalla sua impresa sulla comunicazione alla consulenza per le tecnologie al ministro Gentiloni. E via così.
Lo stesso Maurizio tempo fa ebbe a direc, citando Eugenio Scalfari, che per un uomo della comunicazione può essere un guaio serio uscire da “cono di luce”, ossia dall’occhio di bue dei riflettori, l’occhio del circo e sempre della massima luminosità spettacolare, la luminosità che aiuta, sollecita, celebra il narcisismo.
A Maurizio il guadagno piace (la ditta con Maria funziona meglio della Telecom) ma non è questo che lo spinge, credo. E’ quel formicolio della circolazione sanguigna che non riesce a sciogliere i grassi (inutili le sue proverbiali visite alle beauty farm) ma che tiene sveglia la “scrittura” interiore del prode Maurizio. Il quale, basta infilarlo in qualunque ambiente, è sa subito scrivere una adeguata “sceneggiatura” sulle cose e sui movimenti da fare. Sbagliò, a mia memoria, solo una volta in un incontro universitario. Il dialogo con gli studenti stava andando avanti abbastanza bene. A un certo punto, una studentessa si alzò e fece per uscire. L’aula era affollatissima. Maurizio, all’improvviso, perse il tono giusto e inquisì la ragazza con domande- dove vai? perchè esci? cerca di tornare presto!- in cui l’ironia (se c’era) era messa molto in ombra e calò la luminosità del “cono”. Come dire, un piccolo episodio illuminante. Aggressività fuori luogo e inutile esposizione al buio cattedratico.
L’episodio mi è venuto in mente guardando Maurizio da Fabio Fazio. Niente di sorprendente. Il lider maximo della esposizione maxima ha appena pubblicato un libro e va dove vuole, basta sollevare il telefono e si fanno in quattro per averlo, nonostante che la sua stella si sia appannata un poco (ma a chi non capita?).
Il fatto è che Maurizio è un “freak”, un “mostro” della comunicazione e trova inviti a destra e a manca (il supremo cuoco Vissani non riesce a dimenticarlo quotidianamente a pranzo- carote e sedato, roba che faceva arrabbiare il supremo cuoco), mentre il framassone Gelli proprio in questi giorni alla radio del Sole24ore non fa che ricordare le lettere adoranti che lo stesso lider gli spediva all’epoca aurea della loggia P2. Qualcosa di fenomenale che va al di là del valore professionale, indiscutibile.
Che c’è, che ha, cosa funziona in questo “freak” senza posa, a iosa, che mai si riposa?
C’è da far morire d’invidia coloro- e sono molti, moltissimi- che non sopportano in casi come questi, per un personaggio come questo, dai ricchi peli mediatici, neanche una modesta pila elettrica figuratevi un occhio di bue!
Auguri, Maurizio! Falli, facci schiattare tutti! Ma qualche volta non ti viene in mente di chiedere a chi ti gira addosso l’ennesimo riflettore: ho già abbastanza da fare, ho Maria, un figlio adottivo, altri figli, un cane, il piacere dello scopone, molti dipendenti e molte incomprensioni con PierSilvio? e poi, per l’innovazione, per favore, rivolgetevi ad altri, io non sono un improvvisatore!
In piena luce, accecato…
ITALO MOSCATI