Televisione Maestra e Guzzanti linguista
Certo di far piacere a una buona fetta di lettori, mi addentro in una serie di considerazioni che mi ha ispirato la segnalazione dell’amico titolare di No, tu no (già visto come guest su queste pagine). Di che si tratta? Ecco uno stralcio di quanto si può leggere integralmente sul sito dell’Accademia della Crusca in
Certo di far piacere a una buona fetta di lettori, mi addentro in una serie di considerazioni che mi ha ispirato la segnalazione dell’amico titolare di No, tu no (già visto come guest su queste pagine). Di che si tratta? Ecco uno stralcio di quanto si può leggere integralmente sul sito dell’Accademia della Crusca in risposta a un quesito che riguarda l’uso del verbo perplimere.
L’impiego del verbo perplimere è dovuto alla prosa creativa del comico Corrado Guzzanti, che lo ha lanciato nei primissimi anni Novanta, nella trasmissione televisiva “Avanzi”. La parola venne inserita in uno dei dialoghi fra il personaggio Rokko Smitherson (nell’immagine, ndR) e Serena Dandini, ed ebbe talmente successo che fu più volte riutilizzata nella trasmissione, con ricchi esempi nella coniugazione (perplimere, perplimo, perplimete, perplèi, perplime[re]) e nelle varianti (perplerre).
La risposta ha del meraviglioso: è la dimostrazione del fatto – se ancora ce ne fosse bisogno – che la televisione può fare, fabbricare il linguaggio, influenzare la lingua nell’uso, attecchire con una rapidità straordinaria nel lessico dei suoi spettatori. Ecco perché sarebbe auspicabile dar voce a personaggi in grado di gestire senza problemi i congiuntivi, di utilizzare parole con più di tre sillabe e che si collochino al di fuori dei tre o quattromila termini base che sono sufficienti per comunicare come scimmie.
L’analisi dell’Accademia della Crusca prosegue:
Molte furono le parole inventate da Rokko Smitherson (regista romano di “filmaggi de’ paura”), un personaggio che basava la sua comicità satirica proprio sui giochi di parole e su neoconiazioni allusive (sospensionismo, su astensionismo; antiproibizionale, su antiproibizionista; sopravvolare, su sorvolare; cartone animale, su cartone animato; psicoanale, su psicoanalista; ecc.). Fra le molte innovazioni linguistiche perplimere attecchì più facilmente nella lingua comune a causa della sua perfetta adeguatezza morfologica, che tra l’altro colma anche una lacuna lessicale della nostra lingua: il verbo è infatti spontaneamente riconducibile dai parlanti italiani al participio passato perplesso (sulla base di verbi come comprimere / compresso; sopprimere / soppresso, ecc.); e del resto manca in italiano un verbo che renda in modo sintetico l’azione dell’essere o del rendere perplessi, per cui il neologismo si incunea perfettamente nel nostro sistema linguistico.
In definitiva, il termine guzzantiano, di cui si trovano tracce su internet, su dizionari amatoriali e via dicendo, è entrato nell’uso comune e ha anche le sue brave giustificazioni linguistiche. Da qui a essere inserito nei dizionari, ce ne corre. Però, la Televisione è Maestra (buona o cattiva non ci è dato definirlo), piaccia o meno.