Torna l’Incantesimo
Grande rivoluzione nel pomeriggio di RaiUno e per tutta la produzione Rai. Incantesimo, la più longeva tra le fiction prodotte dalla televisione pubblica, iniziata nel lontano 1997, giunta alla 9° edizione cambia rete e formato. Infatti non andrà più in onda su RaiDue e non più come appuntamento serale, bensì diventerà un pilastro fondamentale del
Grande rivoluzione nel pomeriggio di RaiUno e per tutta la produzione Rai. Incantesimo, la più longeva tra le fiction prodotte dalla televisione pubblica, iniziata nel lontano 1997, giunta alla 9° edizione cambia rete e formato. Infatti non andrà più in onda su RaiDue e non più come appuntamento serale, bensì diventerà un pilastro fondamentale del palinsesto pomeridiano dell’ammiraglia Rai.
La fortunata serie è uno dei prodotti di punta venduti anche all’estero e infatti molti nuovi attori provengono proprio dai paesi dove viene trasmessa.
Tra i primi attori ad interpretare le storie di Incantesimo sono stati Agnese Nano e Vanni Corbellini, nella terza stagione sono entrati in scena Valentina Chico e Alessio Boni (apprezzato attore che ha interpretto il ruolo principale in un’altra produzione Rai dedicata a Caravaggio) mentre nelle ultime il grande protagonista è stato Walter Nudo.
Incantesimo è tratto da un’idea di Maria Venturi e narra le avventure dei personaggi che ruotano attorno alla romana Clinica Life e ha poco in comune con i plot e i temi trattati nelle altre serie che hanno come story setting ospedali, cliniche o pronto soccorsi.
In un articolo scritto da Christian Rocca, giornalista de Il Foglio viene riportato che Alberto Bevilacqua ha definito la Venturi la Sandokan dei sentimenti, e inoltre ci sono due affermazioni che possono aiutare a capire il Venturi pensiero: “Beautiful è il modello assoluto per le fiction, la madre di tutte le soap; ma io me ne discosto. Gli americani se ne fregano dell’aderenza alla realtà, io preferisco scrivere di cose quotidiane, che possono accadere realmente” e inoltre “Per chi fa letteratura popolare il lieto fine è un dovere, un istinto di natura. Non usciresti di casa, non ti sposeresti, non faresti figli, non avvieresti alcun progetto se non avessi l’istinto del lieto fine che muove il mondo. Trasmettere questa fiducia è il dovere dello scrittore popolare”.
Considerati gli ascolti l’obiettivo di fare qualcosa di popolare è riuscito, ma il pomeriggio sarà altrettanto popolare?