Le Casalinghe che non son fatte per la tv di massa
E’ più forte di me. Vorrei vendicare e fustigare il sopruso mediatico per cui Dr. House è il fenomeno dell’anno e cresce di stagione in stagione mentre le Desperate Housewives sono diventate di nicchia ancor prima di andare in onda. Eppure i numeri parlano chiaro: Dh non funziona nel prime time di una rete generalista.
E’ più forte di me. Vorrei vendicare e fustigare il sopruso mediatico per cui Dr. House è il fenomeno dell’anno e cresce di stagione in stagione mentre le Desperate Housewives sono diventate di nicchia ancor prima di andare in onda. Eppure i numeri parlano chiaro: Dh non funziona nel prime time di una rete generalista. Riabilitarne le sorti alla luce della lieve ripresa dell’ultima ora può diventare fuorviante, visto che è l’unico telefilm che viene conteggiato globalmente e non per singoli episodi – peraltro in onda a gruppi di tre, dai titoli non pervenuti sui giornali, perchè se ne liberino al più presto -.
La seconda serie, partita su Raidue a ridosso dell’abbiocco natalizio, è chiaramente cominciata con il piede sbagliato, senza alcuna fiducia da parte della rete in termini di promozione, per via del blando riscontro ottenuto al debutto (e non si può dire che con le repliche estive sia andata meglio).
L’arrivo delle casalinghe disperate in chiaro, infatti, non aveva fatto sfracelli in termini di ascolti, eppure il consenso del prodotto è tangibile in qualsiasi web-community (anche dai sondaggi di Tvblog) o semplicemente in una chiacchierata tra amici.
Non c’è niente di fare, l’auditel non basta a misurare la qualità di un telefilm (per quanto ci siano diverse perle rare che hanno fatto il record) e, per qualche variabile impazzita, a scontare una scarsa presa sul grande pubblico sono proprio i più brillanti.
Trattasi di veri e propri fenomeni di costume, come Sex and The City o Ally Mc Beal, che hanno stentato a trovare una collocazione stabile e davvero di successo (la prima è rimasta ostaggio per anni di Tmc-La7, mentre la seconda è passata da Canale5 a Italia1 andando in onda a qualsiasi ora del giorno e della notte, durante le vacanze estive e natalizie o in periodo feriale, senza mai trovar pace).
Dispiace che a risentire di quest’handicap di incomunicabilità siano proprio le creature a cui siamo più affezionati e che hanno lasciato qualcosa di indelebile dentro di noi perchè oltre che viste le abbiamo vissute.
Prendete Desperate2, il proseguimento di una saga che, dopo aver rinunciato all’interrogativo clou di chi ha ucciso Mary Alice, scopre nuove motivazioni nell’analisi psicologica delle singole protagoniste.
A mio parere, il secondo atto del dramedy più intrigante degli ultimi anni è meno d’impatto, ma più maturo del precedente e, nonostante le perplessità manifestate dallo stesso creatore della serie, riesce a dipingere meglio le singole personalità andando al di là degli stereotipi iniziali.
Bree, ad esempio, acquista un fascino umano decisamente più godibile dell’esasperato macchiettismo a cui ci aveva abituati, e con lei una trama che valorizza il dettaglio a discapito del banale intrigo.
Nonostante tutto, la serie è destinata a diventare un vezzo per pochi, una sorta di capro espiatorio sacrificato al tempio del medical drama nudo e crudo e del thriller mozzafiato.
Un gioiellino da coltivare nelle proprie pareti domestiche, tra un’anteprima di Fox Life e un dvd della propria collezione privata.
Sperando che i posteri ci rinfaccino cosa ci siamo persi, facendo delle casalinghe disperate una moda di ritorno, un esemplare del vintage perduto.