Home Notizie APPUNTI SULLA POST TELEVISIONE (8)- MA CHE CI METTIAMO DENTRO? I DICO?

APPUNTI SULLA POST TELEVISIONE (8)- MA CHE CI METTIAMO DENTRO? I DICO?

A volte si fanno incontro inaspettati e però utili, utilissimi. Leggo un articolo in cui Maurizio Decina, grande esperto di comunicazione, docente al Politecnico di Milano, persona che conobbi anni fa e putroppo ho perduto di vista (ma lo seguo), parla della post televisione o se si preferisce della tv che ci aspetta dietro l’angolo.

19 Febbraio 2007 21:28

A volte si fanno incontro inaspettati e però utili, utilissimi. Leggo un articolo in cui Maurizio Decina, grande esperto di comunicazione, docente al Politecnico di Milano, persona che conobbi anni fa e putroppo ho perduto di vista (ma lo seguo), parla della post televisione o se si preferisce della tv che ci aspetta dietro l’angolo. Decina – che spero di reincontrare una volta o l’altra per fare due chiacchiere – si rivela scettico sulla innovazione che si profila all’orizzonte, con l’avvento delle tecniche digitali e della fine della vecchia tv che ci ha cullato per anni.
Sono d’accordo con lui, anche per un motivo specifico. Decina sostiene che le tv generaliste, quelle che hanno il potere, si serviranno delle nuove tecniche in modo tradizionale e non praticheranno la vera possibilità che queste garantiranno quasi certamente (io non so): l’ interattività con il pubblico, l’unico uno scambio da cui può scaturire qualcosa di inaspettato e davvero nuovo.
Sono d’accordo ma ripeto non so. Temo che le tv generaliste, specie le commerciali, siano a corto di idee e siano troppo indietro in modo irreparabile. La cosa rigurda particolarmenrte le tv commerciali. Esse stanno sperperando il capitale di consenso che hanno accumulato da anni, quando il pubblico sperava nella loro spinta. Sullo slancio iniziale, il loro incalzare, la loro concorrenza avrebbe potuto innescare un processo positivo. Pensate alle “Iene” o a “Distraction” o ad “Amici“, e così’ via. Rischiano il viale del tramonto, o ci sono già. “La pupa e lo stregone” sono già in marcia su questo viale. I cambiamenti che ci sono stati in questi ultimi anni sono peggiorativi, consistono solo nell’esasperare forme e contenuti.

Ed è un peccato. Ma nessuno, lì dentro, a Mediaset, si preoccupa di quanto sta accadendo puntigliosamente: l’abbandono di una inventività che cammini. Si assiste a uno spettacolo di pigrizia esasperata nel cercare l’estremo, ovvero nel mortificare il pubblico e gli stessi autori , evitando con cura di reinventare e rilanciare. Ciò si verifica nello stesso momento in cui la Rai vince alla grande con la fiction su quella di Mediaset e, benchè non stia bene, la stessa Rai, in diversi settori e reti, riesce a navigare in acque più tranquille, nonostante una situazione generale di difficoltà (comprese quelle finanziarie), grazie a chi è rimasto in azienda e sa fare i programmi.
Serve un rilancio serio della competitività. Serve un tv commerciale più vivace e creativa per stimolare la Rai. Questo deve succedere subito, per preparare la realtà digitale che da sola, tecnicamente, non può nulla se dipenderà da formule e personaggi superati.
Mi verrebbe la voglia di fare un elenco di programmi e personaggi, anche giovanissimi, che manderei volentieri in pensione, in una enorme e ghiotta isola dei famosi. Ce li ho sulla punta della lingua ma non voglio fare il gioco della torre. Li conosciamo tutti. Li lasciamo entrare nelle nostre case. Ci sono dirigenti che ci vivono e ci convivono, in perversi Dico tra estremisti. Da una parte, i potenti dei palinsesti e della firma dei contratti. Dall’altra, campioni di ieri che abbacinati da se stessi e dal successo.
Chi ci rimette è il pubblico. Il quale se ne sta buono buono. L’auditel lo seleziona e gli mette in mano la droga o l’accetta degli share. Ma noi sappiamo che l’auditel vive di quattro gatti sparsi nel paese. I test che ne scaturiscono sono minimalisti, sono numeri che danno i numeri.
Per tornare a Decina: se dovesse essere questo il pubblico capace di interagire e di influire, stiamo freschi. Per cambiare davvero le cose, sarebbe indispendabile un provvedimento utopico: mandare in pensione l’auditel e chi ne è devoto. Se avvenisse questi Dico deleteri si farebbero fuori da soli. Utopia, utopia…tante schiocchezze le porta via.
ITALO MOSCATI