Festival di Sanremo 2007 – Prima serata
Mentre scrivo, in un’improbabile tenuta circense colorata quasi quanto la scenografia e gli effetti di cui ha abusato Gino Landi, conduce il suo Dopofestival (nell’immagine in basso Gennaro Cosmo Parlato, che ha aperto lo spazio chiambrettiano), è giunto il momento di trarre un bilancio di questa prima serata del Festival di Sanremo della premiata coppia
Mentre scrivo, in un’improbabile tenuta circense colorata quasi quanto la scenografia e gli effetti di cui ha abusato Gino Landi, conduce il suo Dopofestival (nell’immagine in basso Gennaro Cosmo Parlato, che ha aperto lo spazio chiambrettiano), è giunto il momento di trarre un bilancio di questa prima serata del Festival di Sanremo della premiata coppia Baudo-Hunziker. Era difficile far peggio di Panariello. E infatti, peggio non è stato. Anzi. Però, a pensarci bene, faccio fatica a trovar note di merito a questo festival, televisivamente parlando. C’è un’aurea mediocritas che aleggia, dagli interventi comici alle gag, all’introduzione degli ospiti. Sembra tutto un po’ sottotono, come se ci fosse paura di sbagliare. Una paura che, a giudizio del sottoscritto, non è solamente una sensazione. Così, la scaletta va a farsi benedire – perché Norah Jones non doveva finire a quell’ora, vero? Rassicuratemi, vi prego – e uno dei brani più interessanti della serata, quello di Cristicchi, già segnalato come miglior testo dal Premio Lunezia (ex aequo con Stadio, Concato e Silvestri) finisce a un’ora improponibile, ed è un peccato. Il fatto è che, televisivamente parlando, dicevamo, è difficile muover critiche quanto far complimenti. I cambi luce sul pubblico e certi colori spinti e certi effettacci non aiutano una regia altrimenti passabile; i tormentoni posticci sulla segretezza del voto rendono qualsiasi tentativo di gag fritto, rifritto e poi ribollito. La Hunziker è brava ma non emerge. Baudo è sempre lui. I Facchinetti (lo so, non c’entrano, ma li sto sentendo al Dopofestival) sono stati terribili. Insomma, è tutto lì, perché Sanremo è Sanremo. Ma è un Sanremo che emoziona poco, eccezion fatta per l’incredibile color radioattivo dei capelli di Milva. Tutto il resto è galleggiante. Si può migliorare, via.
Di seguito, la serata in breve. Ma prima, una nota di (de)merito a Roby Facchinetti che sostiene che il figlio Francesco abbia stonato per emozione. Che male c’è ad ammettere che è stonato? Amore paterno.
Ed è sulle note dell’ormai inconfondibile “Perché Sanremo è Sanremo” che si apre questa prima serata del 57° festival della canzone italiana. Noi siamo pronti a seguirlo con voi, qui su TvBlog, mentre Baudo saluta il pubblico e il Maestro Caruso, e la scenografia si rivela, finalmente, colorata.
Un Baudo decisamente emozionato – sembra strano dirlo, vero? – fa subito il suo proclama:
La nostra intenzione è di fare cinque serate dedicate alla musica italiana.
E, mentre speriamo che sia vero, lui presenta velocemente i big – abbasso i tempi morti – in rigoroso ordine alfabetico (con ovazione del pubblico per gli Zero Assoluto) e poi introduce Michelle Hunziker, ancora più emozionata di lui.
Passata l’emozione, la Hunziker modello confettino dorato si mette a cantare – con risultati non propriamente straordinari, le si abbassa la voce, dall’emozione, dice – “Adesso Tu”, canzone con cui l’ex marito Eros Ramazzotti vinse il suo festival di Sanremo.
Poi clamorosa autocritica, che sa persino di vero:
C’è una sola cosa che ho fatto bene nella mia vita, e l’ho fatta con quell’uomo.
Si riferisce, ovviamente, alla figlia avuta con Ramazzotti. Sembra vero. Ma non c’è tempo per pensarci, perché si comincia con i primi big: gli Zero Assoluto.
Le scelte registiche non mi fanno impazzire (è il video, quello?), il brano ancora meno. Bisogna ammettere che nessuna delle canzoni di Sanremo sembra bella a un primo ascolto, da che mondo è mondo. Carino il siparietto con cui gli Z.A. si presentano, ricordando il loro tormentone estivo turuturututtu. Francamente non ci pare che il brano sanremese possa bissarne il successo.
Nel frattempo, Baudo presenta, raccontandone la storiella edificante da emigrante italiano in Germania, il “big” successivo, Piero Mazzocchetti. E la scenografia dell’Ariston si trasforma, senza troppo gusto, in un affresco michelangiolesco. Il Mazzocchetti ci sembra un clone malriuscito di Bocelli, e una meteora destinata a frantumarsi nella troposfera senza colpo ferire.
Frattanto, all’alba delle 21:33 parte – di già! – il primo messaggio promozionale.
E subito dopo, neanche iul tempo di tirare il fiato, Baudo non risparmia una frecciata mica da ridere alla passata edizione del Festival, esaltando la scenografia di Castelli con un nemmeno troppo vagamente polemico
Quest’anno a Sanremo è tornata la luce.
Il regolamento, dice Baudo, è modificato quasi quanto la scenografia e la classifica rimarrà un bel segreto fino a sabato: svanisce completamente il meccanismo reality, e svanisce completamente anche la mia capacità di attenzione e concentrazione a causa della Ninnanannaninnaoh di Mariangela: tanto caruccia, ma la canzone è inascoltabile.
21:49 Siamo al terzo big. La premiata ditta Facchinetti. Esordisce Francesco. Fa paura. Come fanno paura quelle due voci messe assieme, che non riescono a combinarsi l’una con l’altra nemmeno con tutta la fantasia di questo mondo. Uno canta (e un po’ grida), l’altro raglia.
Mai come in casi come questo si ringrazia la pubblicità.
22:00: dopo il doveroso omaggio a Luzzati, autore del logo di questo Festival, è la volta di una delle favorite secondo le quote SNAI – quote che, va detto, davano in buona posizione anche il duo Roby-Francesco di cui sopra. Quote che, spero, si staranno già riassestando in maniera decorosa -, una veterana del Festival che per la prima volta dimostra tutti gli anni che ha (non è carino dirlo di una signora, ma ahimé è vero), con una canzone a tema forte, dedicata ai bambini. Gino Landi intanto, dalla regia, si esibisce in uno split-screen che lascia interdetti per la sua bruttezza.
22:10: mi astengo dal commentare l’esibizione dei Pi Quadro (o come diavolo si scrive), e mi concentrerei invece su questo rosso fuoco che ha dominato il brano. Fastidioso e un po’ vecchio. Frattanto, Baudo mostra le clip dei big di domani sera (perché?), effettate con effetti a dir poco inguardabili. Ce le saremmo volentieri risparmiate, diciamocelo.
Daniele Silvestri ci porta la ventata di freschezza che speravamo tutti? Un po’ sì. Ma la canzone è troppo ironica, troppo naif, troppo Silvestri per avere qualche speranza di fare breccia nel pubblico italiota. E, a dirla tutta, nonostante le grandi aspettative pre-festival, non è una canzone da vittoria finale. No comment sul granchietto che si muove ovunque, su softled, scale e schermo.
22:56: rallenta di brutto il ritmo. Ignoro – faccio mea culpa – l’esibizione dei Grandi Animali Marini, preceduta da un’indegna gag sul pesce Napoleone, se ho capito bene. Poi fra telepromozioni, il solito Cornacchione e un balletto-musical che esalta la Michelle tuttofare – fino a ora promossa, a giudizio del sottoscritto – si arriva quasi alle 23. E la gara dovrà ben ricominciare, prima o poi. Pare poi. Dopo la pubblicità.
23:02 Si ricomincia, con il terzo cambio d’abito di Michelle, se non ho perso il conto, che ora si presenta di rosso vestita. Meglio del confetto, ma sembra il red ribbon della giornata anti-Aids. Nel frattempo, Baudo pensa bene di allietarci con la seconda tornata di clip dei vip che si esibiranno domani sera. Se qualcuno mi spiegasse per quale motivo sono corredate da un’effettistica che neanche nel peggior periodo a cavallo fra i settanta e gli ottanta, ne sarei davvero lieto.
E’ la volta di Milva. Talmente rossa da giustificare la battuta di Chiambretti (in Rai, l’unica rossa è Milva) e da fare clamorosamente a pugni con l’abito della Hunziker. Ascoltiamola. E largo ai giovani. Anche se definire un “grande autore” Giorgio Faletti (suo il testo della canzone) mi fa improvvisamente venir voglia di rivedere il concetto di auctoritas.
Milva è sempre Milva, siamo d’accordo. La sua voce non si discute. Ma di The Show Must go on a me bastava (e avanzava, anche) quella dei Queen.
Nel frattempo (ore 23:11) si ripete per l’ennesima volta il tormentone del notaio e della segretezza del voto (quasi) l’unico intervento autoriale, diciamolo pure. E diciamo pure, anche, che non se ne può più, per tutta una serie di ottimi motivi, che vado a elencare:
1) alla segretezza teniamo tutti, ma
2) alla segretezza non crede nessuno, a meno che mi si voglia far credere che i discografici domani non siano in caccia alla grande per scoprire come sono piazzati i loro cavalli di razza
3) se anche si dissertasse su qualcos’altro – di notai in televisione ne abbiamo a sufficienza con Affari Tuoi e compagnia bella – non ci dispiacerebbe.
Ma mentre ragiono sull’autorialità, concetto che in televisione, lo riconosco, trova ben poco spazio, e la Hunziker fa sfoggio di internazionalità – la prima volta l’ha fatto con Mazzocchetti, ahilei – ecco gli Scissor Sisters con il loro tormentone. Massacrati anche loro da questa strana crominanza scelta da Landi ma con una canzoncina che ti entra nelle ossa fin dal primo ascolto. E questo è decisamente l’ennesimo.
23:46 Dopo i big stranieri, ecco la figlia d’arte Jasmine – che l’arte l’ha lasciata nei capelli -, poi uno dei rari momenti emozionanti di questo Festival, Simone Cristicchi con la sua Ti regalerò una rosa, accompagnato da una sedia gialla che fan e amici conoscono molto molto bene. Persino il freddo pubblico sanremese è sembrato un po’ coinvolto. Solo un po’.
Seguono un neutro giovane, tale Marco Baroni, che mi ricorda il Maffoni dello scorso anno (che fine ha fatto, poi, chi lo sa). Infine, prima della pausa pubblicitaria, Nada, della cui prima partecipazione al festival (allora era quindicenne) viene mostrato un contributo. Ecco, ci sarebbe piaciuto ricordarla come allora, perché la canzone è ai limiti del sopportabile.
00:01: non si sa come, non si sa dove, i tempi si sono persi alla grande, e così all’alba del nuovo giorno si è appena esibita Norah Jones, che avrebbe meritato ben altra collocazione in scaletta, e ci sono ancora quattro artisti in gara che devono esibirsi. Baudo e Michelle si esibiscono in una gag su scaletta, anche detta snodo, che non fa più ridere nessuno. Stanchi tutti: i cantanti, i concorrenti, i commentatori.
Sfilano, senza infamia e senza lode, Stefano Bonomo e Mango.
00:26: i Khorakané danno una botta di vita folk alla serata, e devo ammettere, a costo di incorrere nel pubblico scherno, che non mi è dispiaciuta Leda Battisti. Con lei, la serata potrebbe anche dirsi conclusa. Ma Baudo&C. non sono del parere.
00:38: Finalmente si chiude. Concedetemi qualche minuto prima del commento finale.