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Il Festival delle polemiche

E’ la prima volta a memoria d’uomo che le polemiche a margine del Festival di Sanremo non riguardano la legittimità della vittoria di una canzone – sebbene ci abbiano provato i Bella, a dire che la giuria di qualità era comunista e che è tutta colpa dei rossi. Paranoie italiote – ma questioni altre. Questioni

6 Marzo 2007 08:39

E’ la prima volta a memoria d’uomo che le polemiche a margine del Festival di Sanremo non riguardano la legittimità della vittoria di una canzone – sebbene ci abbiano provato i Bella, a dire che la giuria di qualità era comunista e che è tutta colpa dei rossi. Paranoie italiote – ma questioni altre.
Questioni che riguardano i compensi (il famoso milione di euro di Michelle, i 750mila di Baudo), questioni che riguardano la politica (con un Baudo scatenato che invita i politici a occuparsi di questioni più importanti che non siano le canzonette, che bacchetta i dirigenti RAI e che poi deve scusarsi con un comunicato ufficiale, dove si parla – ovvio – di fraintendimenti:

Il mio ruolo non mi autorizza ad indicare al legislatore le linee opportune da seguire ne’ tanto meno a sostituirmi ai vertici Rai […] Mi spiace essere stato frainteso, chiedo scusa se qualche mia dichiarazione e’ stata fraintesa.

A chi l’ha visto in diretta a Domenica In, Baudo è sembrato un po’ eccessivo. Partito bene, ha esagerato, sentendosi un po’ politico, un po’ sacerdote, un po’ moralizzatore di turno. Peccato, perché il suo Festival e il suo stile – soprattutto dopo certe esternazioni fuori luogo di Del Noce a Festival in corso – ci era piaciuto, e molto anche.
Che i compensi dei conduttori siano eccessivi è un dato di fatto, sotto gli occhi di tutti, e non servono esternazioni di sorta per giustificarsi. Legge di mercato? Può anche essere. Allora il mercato è malato.
Che i politici dovrebbero occuparsi di questioni più importanti – e mettere tetti precisi e inderogabili ai compensi per conduttori televisivi del pubblico servizio, aggiungo io – è un altro dato di fatto.
Ma la televisione – con tutte le contraddizioni del caso, della società, del mercato, del prodotto, del tormentone, del battage, di tutto quello che vi pare – per qualche giorno si occupa anche dei matti. Sul Tg2, a Studio Aperto, in tv si vedono le immagini – pochi estratti – del documentario di Simone (e Alberto). Ben venga, se una canzone rompe il silenzio su un tema che dovrebbe essere conosciuto e che invece troppo spesso è dimenticato.