Roswell – di Mario A. Rumor
Pubblichiamo nuovamente una recensione di Mario A. Rumor che, questa volta, ci parla di RoswellCon il dito puntato all’insù, Max Evans (Jason Behr) confessa subito alla splendida Liz Parker (Shiri Appleby) da dove proviene: alieno in un mondo di esseri umani, con sguardo sexy e torvo sempre pronto a guardarsi le spalle e braccato dai
Pubblichiamo nuovamente una recensione di Mario A. Rumor che, questa volta, ci parla di Roswell
Con il dito puntato all’insù, Max Evans (Jason Behr) confessa subito alla splendida Liz Parker (Shiri Appleby) da dove proviene: alieno in un mondo di esseri umani, con sguardo sexy e torvo sempre pronto a guardarsi le spalle e braccato dai suoi stessi sentimenti. Identico DNA lo posseggono la sorella Isabel (Katherine Heigl, futura dottoressa in Grey’s Anatomy) e l’amico di infnzia Michael Guerin (Brendan Fehr), ognuno con predisposizioni d’animo (umano) estrapolate da contesti sociali assai diversi. In quel di Roswell, New Mexico, capitano di nuovo misteriosi eventi e incontri ravvicinati del primo tipo. È cronaca locale, si sa, presto assurta a leggenda metropolitana globale: una piccola città circondata dal deserto trasformata in epicentro di chiacchiere e notizie gonfiate ad hoc nel lontano 1947, causa avvistamento di un UFO in panne (o forse colpito dall’aviazione americana) e poi schiantatosi a terra. Gli omini verdi esistono, clamoroso scoop del piccolo schermo seriale (avvisate Mulder, please), e pensano e amano come tutti noi. Anzi, meglio di noi. I guai seri iniziano quando l’alieno Max si innamora, ricambiato, della signorina Parker incorrendo in una interminabile serie di conflitti esterni e interni (l’amico Michael si darebbe volentieri alla macchia) pur di non farsi scoprire dal sospettoso sceriffo o, peggio, cadere nelle mani di una crudele banda di agenti F.B.I. istituita per occuparsi della questione.
Nell’arco di tre stagioni televisive diversissime fra loro, Roswell è diventato uno strano oggetto di culto generazionale, quasi una parentesi emotiva arrivata al momento opportuno per sopperire alla dilagante (e sacrosanta) Dawson’s Creek-mania. Dio li abbia tutti in gloria. Ovunque essi siano, in terra e in cielo. Ma Roswell ritorna. In onda proprio in questi giorni su MTV dopo una lontana prima visione Rai, il serial di Katims riprende alcuni romanzetti scritti da Melinda Metz e si insinua nel cuore del pubblico televisivo come ibrido perfetto a metà via tra Dawson’s Creek appunto e la serie più edotta in materia di alieni e complotti, X-FilesChris Carter. Ma senza osare più del dovuto.
Agognato e richiesto fino a esaurimento forze dai fan italiani per l’indispensabile edizione DVD, il telefilm ha una prima stagione entusiasmante ricca di colpi di scena e con parecchio romanticismo, che miscelato alla sigla Here with me cantata da Dido e ad alcuni hit di Sarah McLachlan bersaglia ben oltre le aspettative. Un romanticismo adolescenziale direttamente proporzionale al calcolato pericolo che i tre alieni (più uno, la bionda Emile de Ravin, oggi losties con pupo a carico) corrono a ogni episodio. Meno efficaci ahinoi gli ultimi due cicli, quasi un sintomatico tradimento di tutti i pregi accumulati dalla stagione iniziale. E stiracchiato il gran finale con un happy end piacione e melenso, teso a sottolineare il legame d’amore, terreno e terrestre, tra Max e Liz.
Ma come direbbe un loro collega vulcaniano: lunga vita e prosperità.