Le indulgenze a Matrix: Paolini fa voto di sobrietà
E’ incredibile come in tv ci si possa ricredere su chiunque e omologare il difforme repertorio umano che passa sul monitor. Prendete Gabriele Paolini, l’indomabile e impetuoso disturbatore catodico che ha sempre fatto tremare qualsiasi giornalista ne abbia subito l’agguato. Questa sera è in versione ‘presenzialista di ufficio’ dell’ennesima puntata di Matrix dedicata ai guastatori,
E’ incredibile come in tv ci si possa ricredere su chiunque e omologare il difforme repertorio umano che passa sul monitor.
Prendete Gabriele Paolini, l’indomabile e impetuoso disturbatore catodico che ha sempre fatto tremare qualsiasi giornalista ne abbia subito l’agguato.
Questa sera è in versione ‘presenzialista di ufficio’ dell’ennesima puntata di Matrix dedicata ai guastatori, quella decisiva che vede direttamente chiamati in causa i protagonisti di un nuovo mestiere del video.
Ebbene, nelle vesti di ospite di rito, appositamente invitato dal padrone di casa, Paolini è un agnellino che ha perso la lingua biforcuta. Parla in modo composto, si esprime in un italiano forbito, fa voto di penitenza assicurando che d’ora in poi eviterà forme di dissenso così brutali e troverà modi più blandi per esprimere la sua opinione.
Insomma, niente più irruzioni televisive ma incursioni sorrette dall’auspicio di approdo alla casta degli opinionisti legalizzati.
Il suo ruolo rischia di diventare pienamente integrato nel sistema, rischiando quasi di farci rimpiangere l’impeto senza filtri delle scorribande che l’hanno reso popolare, nel bene o nel male. E il pensiero, in questi casi, corre subito al valore strumentale di tutto ciò che in televisione nasce come rottura e diventa funzionale allo spettacolo.
Prendete il caso di Pino Pagano, il disoccupato allo stremo finanziario che minacciò di buttarsi dalla balconata del Teatro Ariston.
Questa sera è giunta la conferma dal diretto interessato, presente a sua volta in collegamento, che il suicidio da lui inscenato a Sanremo era assolutamente costruito, istigato da un lauto cachet di cui Baudo non sapeva nulla e che ha intaccato negli anni a venire la sua stessa reputazione.
Nell’era dei reality, in cui ogni finzione è possibile, siamo fin troppo smaliziati dinanzi a a certi outing. Ma, negli anni ’90 della beata ingenuità, quale telespettatore avrebbe mai messo in dubbio la verità di ciò che appariva sulla scena?
Non sarà questo un segno della post-televisione, il disvelamento di ogni illusorietà?