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Umberto Brindani e il nuovo Sorrisi: premiati a pieni voti

Sorrisi is mag…azine. La nuova veste editoriale del più autorevole settimanale televisivo ha innegabilmente subito una svolta patinata, ma senza rinunciare alla credibilità e alla fiducia del lettore. Il nuovo direttore Umberto Brindani, reduce dai retroscena e dalle celebrities di Chi, non ha saputo rinunciare a quel tocco esclusivo che arricchiva le pagine del suo

30 Aprile 2007 19:21

umberto brindani sorrisi e canzoni tvSorrisi is mag…azine. La nuova veste editoriale del più autorevole settimanale televisivo ha innegabilmente subito una svolta patinata, ma senza rinunciare alla credibilità e alla fiducia del lettore.
Il nuovo direttore Umberto Brindani, reduce dai retroscena e dalle celebrities di Chi, non ha saputo rinunciare a quel tocco esclusivo che arricchiva le pagine del suo giornale, rispetto al gossip di bassa lega o senza alcun fondamento delle testate rivali. Ed è per questo che, forse, qualcuno avrà sgranato gli occhi dinanzi all’irrompere delle occhiaie di Scamarcio o delle aspirazioni sentimentali di Martina Stella. La domanda che vi sarà sorta spontanea è: ma che c’entra con la linea editoriale tv e spettacoli?
Ho voluto esordire con gli aspetti negativi e i pregiudizi duri a morire per evidenziare, invece, il buon lavoro di impercettibile restyling che si sta facendo sul giornale.
La testata in questione, infatti, nata come enciclopedia istituzionale del piccolo schermo con una vecchia guardia come Gigi Vesigna, aveva subito un primo tentativo di ringiovanimento con Massimo Donelli, particolarmente attento ai fenomeni seriali e all’interattività con il pubblico attraverso il lancio del primo sito internet di una rivista giocato sul filo diretto con i lettori.
Tuttavia, da qualche tempo la neo-creatura di Donelli navigava in una fase di stanca, per via dell’eccessiva piega documentaristica presa dalla promozione inesausta di fiction e lo scarso appeal delle interviste, più promozionali che incisive.
Ultimamente, invece, assistiamo finalmente a qualche scoop in più che ha riportato il Sorrisi sulle agenzie – e nell’era dell’informazione attuale, bando alle ipocrisie, è assolutamente prioritario – rendendone la lettura più accattivante.
Dunque, al di là di qualche indiscrezione rosa che potremmo risparmiarci, è sicuramente interessante ritrovarvi reportage interessanti, cronache del backstage, retrospettive a sfondo sociologico sugli argomenti caldi dei media e anticipazioni sui programmi a venire.
In più, il taglio fenomenologico e maggiormente orientato sui personaggi e le loro dichiarazioni ha sicuramente reso il Sorrisi più competitivo e vendibile sul mercato.
Ma, tornando ai meriti del neo-direttore, va riconosciuto che i suoi editoriali si pongono a una spanna sopra dal consueto paternalismo retorico del rapporto addetto ai lavori – comune mortale.
Oltre ad accogliere consigli e lamentele del suo pubblico, Brindani sa quando esporsi in prima persona ammettendo la sua categorica avversione per la Stalla e il suo parere positivo sulla Sposa Perfetta. In più, le seguenti considerazioni non restano delle frasi fatte, dispensate moralisticamente nella sezione delle lettere, ma hanno un riscontro effettivo nello spazio dato a questo o quel programma.
Dopo aver assunto una netta presa di posizione nei confronti della volgarità di vallette e contadini, Brindani ha badato bene a non dedicarvi alcun articolo sul suo giornale anteponendo per coerenza qualche gustoso spetteguless su suocere e pargoli di Raidue.
Ovviamente, qui non si vuole incensare nessuno, ma soltanto sottolineare, in una categoria di giornalisti sempre più onnipresenti nei salotti domenicali e avidi di visibilità dequalificante, il buon gusto e lo stile di un professionista discreto, che si occupa di tv senza la smania di apparire e ha alle spalle una militanza editoriale di tutto rispetto.
Se quest’oggi il Sorrisi e Canzoni Tv ha un’immagine più brillante, ma non per questo stridente, e ne ha guadagnato in personalità e onestà è sicuramente merito del cambio della guardia (senza nulla togliere al suo predecessore che forse, già sul finire della sua carica, aveva altro a cui pensare).