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La tv che si ascolta (perché non si può vedere)

L’ennesima prodezza sperimentale targata Raidue è partita nel peggiore dei modi. Non si può parlare di novità, visto che ad aprire le danze lo scorso anno fu una coppia anomala e originale come Max Giusti e Sabrina Nobile. Eppure il pacchetto Matinée-Soirée, che porta il marchio di Marco Giusti, nasceva con un pizzico di ambizione:

20 Giugno 2007 18:46

matinee soiree raidueL’ennesima prodezza sperimentale targata Raidue è partita nel peggiore dei modi. Non si può parlare di novità, visto che ad aprire le danze lo scorso anno fu una coppia anomala e originale come Max Giusti e Sabrina Nobile. Eppure il pacchetto Matinée-Soirée, che porta il marchio di Marco Giusti, nasceva con un pizzico di ambizione: risollevare una tv comatosa in periodo vacanziero.
Per ora, più che un rialzo, si è avuto un clamoroso ribasso, visto che il 2.86% di share in fascia preserale fa rimpiangere persino Wild West.
Il quadro clinico della tv che si ascolta, insomma, resta preoccupante perché c’è qualcosa che ha rivoltato i piani: l’avvento catodico di Viva Radiodue. Se un programma radiofonico come quello di Fiorello, che da solo canta imita e conduce, va in onda nella stessa settimana in prime time su Raisat Extra, non si vede perché si debba guardare Matinée e Soirée, pur con tutta la buona volontà tv-addicted di questo mondo.
E, soprattutto, non si comprende l’utilità del bis serale, in concomitanza con due quiz che si mantengono saldi in access prime time continuando a dividersi la fetta di ascolti (e lasciando dunque a Raidue le briciole).
Questi due cambiamenti di fondo fanno sì che non soltanto la proposta televisiva di Marano vada contro una solida offerta di intrattenimento, ma che non si regga il confronto con modelli decisamente più abili nella gestione della formula.
Perché Matinèe e Soirèe sono cazzeggio allo stato brado e si reggono su un’organizzazione talmente dissestata da far diventare allergici alla parola improvvisazione. Il rischio che diventi un alibi per scrollarsi di dosso da ogni responsabilità autoriale, infatti, è dietro l’angolo e non basta uno stacchetto forzato o un videoclip d’annata per stemperare l’ansia di resistere fino alla fine. La mancanza di contenuti, infatti, fa trapelare un senso di scetticismo generale, che tramuta un esperimento di diretta estivo in uno squallido surrogato del gioco aperitivo. Ma parliamo nello specifico dei conduttori, sottratti al giro dei soliti noti e scelti dall’entourage radical-snob diviso tra radio e spettacolo.
C’è il figliuol prodigo Giampiero Ingrassia che ha fatto il suo ritorno in tv dopo anni di onorato teatro (d’altronde, l’impeccabile dizione la dice lunga sul suo mestiere di attore e ancora non è chiaro perché sia finito a condurre Tira e Molla qualche chilo fa). Ebbene, il suo ruolo in Matinée è non pervenuto, visto che la band è talmente rintronata da non riuscire ad allestirgli un accompagnamento decente (l’attempato ragazzo è ben dotato musicalmente parlando) e la sua fierezza artistica mal si sposa con un clima dilettatensco. Poi c’è Rossella Brescia, che si è messa in testa di voler fare la conduttrice ma deve ancora fare i conti con una sua antipatia di fondo, che la rende troppo algida e tediosa (soltanto le coreografie di Amici e le imitazioni di Costanzo, chissà perché, riescono a farle tornare il buonumore, sarà nostalgia di casa?).
In più, per sopperire alla mancanza di verve comica del conduttore, si è pensato a una staffetta di imitatori esordienti, tra cui si è palesata alla prima puntata un’onnipresente Paola Minaccioni (dalla marziana in Settima Dimensione a Mai dire nel siparietto hot di Paprika e Curry passando per il ruolo di bancaria a Un Medico in Famiglia). La comica in questione, dopo il giorno del debutto, si è misteriosamente eclissata, forse per qualche battuta poco felice sull’ospite Alba Parietti che ha visto calare il gelo in studio.
Ma in fondo ce ne faremo un ragione, tra tante presenze inutili che aleggiano in uno studio mignon. Altrettanto inosservata, infatti, risulta l’ennesima miracolata di turno, alias Laura Barriales, che dai Raccomandati a Cd Live Estate passando per Skake it si ritaglia uno spazio dalla dubbia utilità per ricordarci che esiste: l’annuncio (incomprensibile, vista la sua ignoranza dell’italiano) dell’artista in vetrina.
Poi tornano i soliti ignoti, come Fabio Ferri, maestro del demenziale triste, J-Az, rapper di qualità che meriterebbe tutt’altra visibilità e un insospettabile Marco Giusti che, da regista occulto del dietro le quinte, diventa opinionista fisso a caccia di inquadratura.
Il personaggio in questione nasce come critico cinematografico (e nessuno ne discute le qualità professionali), ma è proprio necessario apparire in televisione quando si è consci dei propri evidenti limiti comunicativi?
Tra un momento dispersivo e l’altro va a finire che il momento più atteso di Matinée è la rivelazione inaspettata – ne siamo sicuri ? – dell’Alba nazionale a cui hanno appena ucciso il cane. Un lutto sicuramente drammatico e da rispettare, se non fosse che cinque minuti dopo la padrona torna amabilmente a prendersi in giro diventando una caricatura di se stessa.
L’apertura della prima puntata di Soirée ha visto Nicola Savino rivendicare il grande merito di Matinee, quello di essere riuscito a far piangere la Parietti (se i traguardi televisivi sono questi, figuriamoci i fallimenti). Per il resto la sera ci si accontenta dello stesso andazzo al ribasso e non importa se le notizie da commentare – malamente – siano le stesse. Tanto i telespettatori non ci sono comunque e, siccome lo si deve fare, è inutile sforzarsi troppo.
L’unica rivelazione del cast pare proprio Flavia Cercato, spedita e versatile nel ruolo di conduttrice e intervistatrice. Il suo collega Savino, compagno di sghignazzamenti radiofonici con Linus, si arrangia improvvisandosi battutista, ma il suo fare caustico denuncia una frustrazione di fondo a sua volta rivelatrice dei propri limiti. Non basta fare il piacione per diventare un comico né imitare Rocco Siffredi per ruffianarsi il gradimento di un pubblico sessuomane e maschilista. Poi, se qualcuno volesse spiegarci qual è il target di queste trasmissioni, non sarebbe una cattiva idea, visto che i nomi degli ospiti d’annata si commentano da sè (Nada, Alberto Fortis, Lando Fiorini). C’è chi la chiamava la sfida giovanilistica al più geriatrico mezzogiorno di Guardì, ma in quel caso, quantomeno, ci si rifaceva gli occhi con Matilde Brandi che era una badante niente male.
Matinée e la sua altra faccia serale si ritagliano uno scampolo di sensatezza con filmati di repertorio e cultura anni ’80 (inflazionata?), ma con un pressapochismo di fondo che vanifica qualsiasi buono proposito. Persino un talento venduto al cinepanettone come Paolo Ruffini riesce a scendere ancora più in basso nella scala del trash fingendosi stagista della Rai alle prese con l’Almanacco del giorno (con tanto di santo di turno e compleanni celebri, roba da Uno Mattina di vent’anni fa).
Insomma, se questa è la tv per chi prepara da mangiare e non ha tempo per guardare, quantomeno ci si risparmia gli occhi per piangere (soprattutto se ci si imbatte nell’inguardabile pubblico fintamente divertito che batte le mani fuori tempo).

Rai 2