Largo ai giovani: la vera Stella è Enrico Papi
Se la tecnologia è troppo avanti, Maurizio Costanzo non riesce proprio a starci al passo (o quantomeno, non come vorrebbe farci credere). La sua avveniristica Stella, ennesima trovata scaccia-noia dal sapore multimediale, ha di avveniristico soltanto la confezione. Perché far manovrare un esperimento innovativo a una vecchia guardia un po’ attempata, che si tronfia della
Se la tecnologia è troppo avanti, Maurizio Costanzo non riesce proprio a starci al passo (o quantomeno, non come vorrebbe farci credere). La sua avveniristica Stella, ennesima trovata scaccia-noia dal sapore multimediale, ha di avveniristico soltanto la confezione. Perché far manovrare un esperimento innovativo a una vecchia guardia un po’ attempata, che si tronfia della propria missione pionieristica nell’intricato panorama satellitare, è come lasciare internet alla mercé di un nonno rintronato.
Piuttosto scettico sull’effettiva utilità della trasmissione si mostra persino il misurato Antonio Dipollina, nel suo consueto spazio opinionistico su Repubblica:
“Fermo restando che l’approccio compulsivo di Maurizio Costanzo alla presenza in video merita un trattato a parte (ma anche no), eccolo sbucare ora sul satellite. Costanzo si è espresso negli anni sulla paura del vuoto che lo prende ogni volta che abbandona seppur per pochi istanti la postazione… Costanzo glissa invece volentieri su quanto l’abbinamento tra il superare queste paure e la redditività del tutto sia, altroché, fondamentale. Spesso ha torto…”
Sul perchè di questa repentina conversione a Sky, Sky Vivo nello specifico ormai in multiproprietà con la coniuge Maria, sono state espresse diverse ipotesi, neanche troppo politically correct, dall’imminente scadenza del contratto con Mediaset (che non fa presagire un sicuro rinnovo) alle presunte raccomandazioni del ministro Gentiloni (fonte Dagospia) per la realizzazione del suo sfizio estivo, unico antidoto alla depressione da vacanza forzata. Il giornalista coi baffi ha bisogno di lavorare, di trastullare la sua fantasia creativa in tv come in radio, senza fare eccezione ad alcun mezzo di comunicazione di massa, soprattutto i più avanguardistici. E’ così che adesso guarda il mondo da un oblò, valendosi dell’ennesimo plotone di redattori sottomessi e di ospiti compiacenti, con un’unica prerogativa: quella di supplicare il pubblico a guardarlo.
Ora ci sono anche le web-cam, che sfruttano il vox populi in tempo reale con risultati poco esaltanti (quattro famiglie di diversa estrazione si collegano con lo studio tra disturbi di audio e insopprimibili cliché sull’acqua che bolle).
Se la prima puntata si è rivelata disastrosa, una vera e propria prova di sopravvivenza per qualsiasi fedele telespettatore, la seconda è stata rivitalizzata da una presenza decisamente più pimpante e anti-soporifera: Enrico Papi. Il conduttore rientra nella lista dei pupilli di Costanzo che, per sdebitarsi del suo sempiterno appoggio, devono garantirgli l’ospitata di ufficio sollevaudience (per quanto serva su Sky). Eppure, quando li vediamo battibeccare in siparietti degni di Fiorello e Mike Bongiorno, sono davvero irresistibili: il monumento e il guastafeste, il maestro di giornalismo e il disturbatore discolo. Quel mattacchione di Papi è riuscito a coinvolgere Costanzo in uno sfottò dopo l’altro, buscandosi a sua volta pizzicotti e tirate d’orecchie. In cima agli spunti di irrisione, la tastierina che emette suoni buffi e frasi epiche pronunciate dai miti di Costanzo, Totò in primis. Per Costanzo è diventato un vero e proprio feticcio in grado di divertirlo come un bambino e non importa che il pubblico trovi un senso o meno in questo momento di dileggio autolesionistico.
Insomma, per fortuna c’era Papi, che ha tenuto in piedi una trasmissione senza spina dorsale lasciata in balia del nulla. L’unico segmento degno di nota di questa seconda puntata è quello che ha visto Papi e Pupo (non è un gioco di parole) confrontarsi simpaticamente sull’affaire Reazione a catena, format di cui Papi aveva rivendicato la paternità di acquisto, poi sconfessata dalla Sony Pictures detentrice dei diritti. Il redivivo mattatore de La Pupa e il secchione ha, a questo punto, ribadito la sua fiducia nelle potenzialità del quiz, dichiarando di avere a cuore il suo successo e augurandone altrettanto al collega Enzo Ghinazzi. Una bella chiacchierata tra professionisti, che fa auspicare tempi migliori per il futuro della nostra televisione oltre a far rimpiangere un miglior utilizzo di Papi.
Smessi i panni dell’irriverente paparazzo, quand’ancora il gossip era un passatempo innocente, ora gli va riconosciuto di essere un personaggio lungimirante, oltre che brillante, che si interessa ai meccanismi del piccolo schermo e affronta il proprio mestiere con buonsenso. E’ un peccato che Canale5 continui ancora a puntare su Amadeus e non su di lui, che ai tempi dell’Imbroglione uscì a testa alta ed è reduce dai fasti di Sarabanda. Non sarebbe l’ora di affidargli un nuovo quiz, possibilmente meno triviale di Distraction (visto che i panni dello sboccato gli stanno stretti)?