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La RAI punta sulla lunga serialità – Gli “upfronts”

Di fatto, parliamo degli “upfronts” della fiction RAI per la prossima annata, se accettate il paragone. Quello di questo post, è il titolo di un’Ansa. Manca il soggetto dichiarante. Saccà, ovviamente. Ora, una dichiarazione del genere, La RAI punta sulla lunga serialità è di quelle da far sobbalzare sulla sedia, evoca scenari inesplorati, lascia immaginare

10 Luglio 2007 08:00

Medicina Generale Di fatto, parliamo degli “upfronts” della fiction RAI per la prossima annata, se accettate il paragone.

Quello di questo post, è il titolo di un’Ansa. Manca il soggetto dichiarante. Saccà, ovviamente.
Ora, una dichiarazione del genere,

La RAI punta sulla lunga serialità

è di quelle da far sobbalzare sulla sedia, evoca scenari inesplorati, lascia immaginare un tentativo di produzione di fiction italiana che cerchi di proporre un proprio modello, di svecchiarsi, di inseguire, apprendere, rielaborare la lezione altra che, nel resto del mondo, sta facendo della lunga serialità il vero grande antagonista del cinema – anche se antagonista non è il termine esatto, visto che spesso serie tv diventano film e fanno vivere i loro protagonisti anche sul grande schermo. Ultimo caso, Sex & The City, salvo controordini -.

Ci si rallegra, insomma. Poi però si scorre rapidamente l’elenco delle produzioni che verranno proposte.

I ritorni: Capri 2, Medicina generale 2 (nell’immagine il cast della prima stagione), Raccontami 2 e Don Matteo 6.

Le nuove produzioni: Questo è amore, storia di una famiglia allargata con particolare attenzione verso i personaggi femminili.
Santa Barbara (sic!): 13 puntate di una storia d’un’amore à là Romeo e Giulietta, sulle colline del Chianti. Due rami della stessa famiglia si contendono il mercato dei vini, e… Sostituite ai puntini quello che avete già immaginato.
Bene versus male, un progetto per un poliziesco definito moderno, che mostrerà il punto di vista del poliziotto e quello del criminale. Se ne sa davvero poco, ma sembrerebbe il progetto più interessante.

Poi c’è Rossella, solita serie in costume dei primi del Novecento, con protagonista la figlia di un industriale milanese che, da giornalista, incontra una serie di donne famose (la Montessori, Matilde Serao…).
Infine, si chiude con Cacciatori di Calabria, che Saccà descrive come una serie in

sei puntate dedicate a un corpo speciale dei carabinieri impegnato nella ricerca dei latitanti e nella lotta contro la ‘ndrangheta

e infine la riduzione televisiva del libro di Pansa Il sangue dei vinti.

Ecco, ora chiudo gli occhi. Provo a immaginarmi di vedere sullo schermo tutti questi prodotti. Fatelo anche voi, per qualche secondo.
Sì, li vediamo già tutti: sviluppati secondo modelli noti, conosciuti, triti. Non c’è fantasia, non c’è novità, non c’è quel quid in più che vorremmo. Del resto – non me ne vogliano i fan di Don Matteo – mentre all’estero si inventano concept rivoluzionari, mentre gli upfronts negli States sono un evento attesissimo, Saccà, nel 2007, presenta la sesta stagione della storia di un prete che risolve casi insieme ai carabinieri.

Non so se mi spiego. Ah, sì, poi c’è anche il progetto sui Promessi Sposi. Be’, novità.

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