Via la corrida dai palinsesti. E il resto?
Come avete avuto modo di vedere, in Francia è stato girato e censurato uno spot che si schiera palesemente contro la corrida, definita una barbarie e attaccata citando persino Victor Hugo: Torturare un toro per il piacere è molto più che torturare un animale, è torturare una coscienza. Già. La corrida è permessa anche in
Come avete avuto modo di vedere, in Francia è stato girato e censurato uno spot che si schiera palesemente contro la corrida, definita una barbarie e attaccata citando persino Victor Hugo:
Torturare un toro per il piacere è molto più che torturare un animale, è torturare una coscienza.
Già. La corrida è permessa anche in Francia, in circa 30 località, ma è ovviamente lo spettacolo nazionale della Spagna.
E proprio dalla Spagna si levano i primi attacchi a questa tradizione così cruenta e per certi versi meschina: la TVE ha annunciato che inizierà a operare tagli alle tauromachie collocate nel proprio palinsesto, probabilmente con l’obiettivo di eliminarle del tutto.
La scelta è di quelle decisamente molto coraggiose. Chiunque sia stato in Spagna e non abbia saputo rinunciare alla propria dose quotidiana di televisione, sa bene che fetta del palinsesto occupino le corride – volenti o nolenti, ci si capita, facendo zapping -. E gli addetti ai lavori sanno bene quanto sostanziosi siano gli ascolti delle stesse, e di conseguenza la possibilità di vendere a buon prezzo gli spazi pubblicitari.
Nonostante ciò, a dimostrazione del fatto che – per un ideale o per pubblicità, questo non ci è dato saperlo – è possibile fare delle scelte in controtendenza, la TVE ha fatto questo (contestato) annuncio, per la gioia degli animalisti. Che le corride le abolirebbero proprio.
Senza voler entrar nel merito – se proprio ci tenete a saperlo, il sottoscritto ha sempre pensato che, sì, viva le tradizioni, ma la corrida è una tradizione veramente assurda, per la sua violenza -, è il caso di ragionare su come cambi, nel tempo la morale televisiva e su cosa diventi corretto o meno, per le fasce protette e per il pubblico tutto.
Certo, il discorso si potrebbe allargare a dismisura. Ha senso, per esempio, trasmettere il ciclismo dopato? E il wrestling? E il Palio di Siena – anch’esso così contestato dagli animalisti -?
Probabilmente esiste una specie di morale collettiva che può dare una risposta a questa domanda. Una morale inevitabilmente variabile col tempo, con le tradizioni, con le sensibilità.