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La filosofia del Dr.House (e non solo)

I telefilm contemporanei, ormai, sono entrati di diritto tra gli oggetti di studi di alcune discipline, che sfruttano la popolarità di alcune serie per avvicinare a sé più persone possibili, ed allo stesso tempo per cercare di spiegare il fascino e le riflessioni che suscitano. Da qualche anno a questa parte, infatti, numerosi sociologi si

23 Settembre 2007 08:20

I telefilm contemporanei, ormai, sono entrati di diritto tra gli oggetti di studi di alcune discipline, che sfruttano la popolarità di alcune serie per avvicinare a sé più persone possibili, ed allo stesso tempo per cercare di spiegare il fascino e le riflessioni che suscitano.
Da qualche anno a questa parte, infatti, numerosi sociologi si sono dedicati alle serie tv ed alle tematiche da loro trattate, per fare un punto della situazione sulla società moderna che, sempre più, viene rappresentata dai telefilm.

Ma che anche la filosofia cercasse di trovare dei punti in comune con le serie più seguite, è una cosa abbastanza recente.
Certo, l’evoluzione del genere ha portato gli sceneggiatori ad avere una preparazione maggiore, e quindi a fornire al pubblico storie dallo sviluppo imprevedibile o delicato, tale da richiedere anche una maggiore e più attenta analisi non solo del prodotto, ma anche del contenuto.
Così, di una serie criptica e affascinante come “Lost”, Aldo Grasso ha scritto:

“Lost rappresenta la scommessa metafisica della serialità. E’ un racconto filosofico con avventura incorporata, che mette in onda lo scontro tra chi crede e chi no, tra il mondo della razionalità e quello del mistero. Un telefilm a rischio di bassa audience, ma è già alla terza stagione. Un vero miracolo.”

A dimostrazione di questa maggiore attenzione, sono usciti negli ultimi anni alcuni libri che uniscono filosofia e serie tv.
Capita così di trovare fra i scaffali delle librerie, un volume intitolato “I Simpson e la filosofia” (aa.vv., Isbn Edizioni) in cui filosofi e sociologi affianchiano il temperamento di Bart al nichilismo di Nietzsche, o cerchino di trovare una spiegazione allo stile di vita di Homer attraverso le virtù aristoteliche (sulla famiglia creata da Matt Groening vi segnaliamo anche “I Simpson. Il ventre onnivoro della tv postmoderna”, Bulzoni ed.).
Ne “La leadership di Tony Soprano” (di Antony Schneider , ed. Cavallo di ferro) invece, vengono addirittura prese come modello per la risoluzione delle complicate questioni lavorative quotidiane le strategie e tattiche del mafioso protagonista della serie vincitrice di numerosi Emmy.

L’ultimo arrivato in questa curiosa bibliografia è un libro dedicato all’ormai mitico Gregory House, il dottore più rivoluzionario della tv, dal titolo “La filosofia del Dr.House” (ed. Ponte alle Grazie).
Gli autori del libro (fondatori del collettivo Blitris), analizzano la filosofia etica e morale di House, prendendo spunto dagli episodi finora trasmessi, e soprattutto, analizzando le sue azioni e le sue frasi (i cosiddetti “housesismi”). Che siano i gesti inconsueti per un medico, o le parole burbere che zittiscono malamente un malato, il personaggio interpretato da Hugh Laurie lascia perplesso il telespettatore in ogni episodio, e non si riesce mai a capire se stia dalla parte del Bene o del Male, in uno zig-zagare dell’animo che sembra parallelo a quello causato dal dolore alla gamba. Impossibile per la filosofia lasciarsi sfuggire un personaggio così moralmente ambiguo quanto diabolicamente affascinante…

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