17 ore al giorno di risse in Tv: da dove arrivano?
Che la tv sia piena di programmi che puntano sullo scontro dialettico, almeno quello che include insulti da elementari e urla isteriche, lo sapevamo tutti. Basta avere il tempo di fare un po’ di zapping di tanto in tanto.Qualcuno però si è preso la briga di “misurare” la presenza delle risse in tv venendo fuori
Che la tv sia piena di programmi che puntano sullo scontro dialettico, almeno quello che include insulti da elementari e urla isteriche, lo sapevamo tutti. Basta avere il tempo di fare un po’ di zapping di tanto in tanto.
Qualcuno però si è preso la briga di “misurare” la presenza delle risse in tv venendo fuori con un numero: 17 ore al giorno in media. Ogni giorno ci sono 17 ore di tele-risse. Si tratta di uno studio di Meta Comunicazione che ha monitorato i palinsesti delle principali tv generaliste individuando tutti quei format che si reggono sulle “risse televisive“.
Il risultato dello studio mette anche in evidenza un aspetto che non era sfuggito a molti, ma che trova così una sua conferma che ha una plausibile scientificità. La “tele-rissa” regna proprio lì dove non dovrebbe essere, nella cosiddetta “fascia protetta” durante la quale le reti dovrebbero offrire contenuti adeguati ai minori. Se si corre indietro con la memoria è facile individuare il momento nel quale i dibattiti televisivi, almeno quelli che prevono la possibilità di aggredire il proprio interlocutore quando le opinioni in campo non coindidono, hanno preso piede in Italia in pieno pomeriggio.
Maria De Filippi, dopo aver avviato il suo rapporto sentimental/professionale con Maurizio Costanzo, inizia la sua brillante carriera nel programma Amici (1993). L’idea non era particolarmente originale, almeno per chi tenesse d’occhio già allora i palinsesti della trash tv americana. Al centro di una piccola “arena” composta da persone “comuni” (che perderanno presto questo status in virtù della popolarità che acquisiscono) un’altra persona racconta la propria storia di vita, solitamente costellata di problemi e piccole grandi tragedie.
Apparentemente il protagonista è “il caso umano” che cambia in ogni puntata, in realtà la chiave del successo del programma sta nell’inevitabile litigio verbale fra gli improvvisati opinionisti che cominciano ad interagire, scontrandosi ed alzando la voce, dibattendo sulla vita del malcapitato che con la sua storia introduce un tema scabroso: le scelte fatte in un difficile rapporto sentimentale, i problemi connessi ad una situazione economica disagiata e via dicendo.
Se esempi di tele-risse non mancavano nella televisione precedente ad “Amici” è con la De Filippi che questo modo di fare tv diventa il protagonista dell’intrattenimento del pomeriggio per poi sbarcare in prima serata visto il successo, ma riproducendo se stesso in un altro format pomeridiano. Molti saranno i discepoli del defilippismo, Alda De Eusanio e le sue storie fasulle faceva una cosa molti simile su Raidue con Al Posto Tuo, ma non solo: il modo in cui la tele-rissa si è saldata al successivo genere dei Reality è l’emblema di quanto “piaccia” vedere due persone che litigano.
La De Filippi deve praticamente tutta la sua fortuna al modo scaltro in cui ha sfruttato la combinazione “storie vere”-“tele-risse” in tutti i suoi programmi. Lo stesso Amici di Maria De Filippi (l’originalità dei titoli, questa sconosciuta) dopo un inizio balbettante è decollato, ed è oggi uno dei programmi più attesi della stagione televisiva, quando i litigi, le risse, gli insulti, la drammatizzazione degli scontri via via proposti fra i ragazzi, i ragazzi e il pubblico parlante, i ragazzi e i “professori” è diventata la vera protagonista dello show.
Gli esperti dello studio di Meta Comunicazione ritengono in gran parte che questi comportamenti, da sempre umani, ma abbondantemente sdoganati dalla tv negli ultimi anni, stanno “entrando di diritto nel comportamento comune” come socialmente accettabili. Un atteggiamento di aggressivita’ e di intolleranza nei confronti di chi non la pensa come noi diventa naturale e più frequente grazie “all’esempio della Tv“.
Difficile stabilire se e quanto abbiano ragione: determinare se un comportamento X presente nella società è originato dalla sua trasposizione televisiva o se il rapporto di causa/effetto è da invertire è un po’ come cercare di stabilire se sia nato “prima l’uovo o la gallina“.
Di sicuro se mettiamo intorno ad un tavolo una decina di persone per discutere sul tema troverebbero il modo di litigare. Riprendete il dibattito con una telecamera, inserite una moderatrice tramutata in “aizzatrice” e avrete ottenuto una puntata di una trasmissione qualsiasi di questo genere.
La formula perfetta: un pretesto, le telecamere e la rissa.