Overrated! I limiti della risorsa telefilm per Aldo Romersa (e dei fandom per Tvblog)
Va premesso che questo post è in sospeso da tempo. Si ricollega solo di striscio al fenomeno Dr. House, ma per non aggiungere più di quanto non fosse stato già detto ho preferito far calmare le acque. Eppure, il dottore più scorbutico della tv rende costantemente suscettibili i suoi più accaniti fan, che si sono
Va premesso che questo post è in sospeso da tempo. Si ricollega solo di striscio al fenomeno Dr. House, ma per non aggiungere più di quanto non fosse stato già detto ho preferito far calmare le acque.
Eppure, il dottore più scorbutico della tv rende costantemente suscettibili i suoi più accaniti fan, che si sono visti sbattere in prima pagina spoiler di cui già conoscevano l’esistenza da mesi (ovvero i fruitori delle serie in originale) o sono andati su tutte le furie perchè qualcuno gli ha rovinato la sorpresa (atteggiamento più che condivisibile dei neofiti seriali, meno cerebrali, più viscerali nell’affezione al loro prodotto).
Persino contro il sottoscritto, umile rappresentante della categoria telefilm onorata più che magistralmente da Paolino e gli altri colleghi del team, sono piovute le polemiche perchè Tvblog si sarebbe abbassato al trend generale. Quello delle informazioni imprecise (mentre in questo caso si trattava di notizie più che attendibili), della spoilerizzazione selvaggia, del qualunquismo telefilmico tipico della carta stampata.
In realtà, il motivo che mi ha spinto a documentare le novità della quarta stagione è stato nè più nè meno quello di segnalare l’exploit attuale di una notizia simile nel mercato della comunicazione televisiva.
Di certo, i puristi che consultano le fonti americane saranno rimasti inorriditi da un tale ritardo, ma esiste un target di massa anche per le serie tv che a mio parere non andrebbe snobbato, fatto dai tempi dettati dalla programmazione in chiaro. In più, bisogna ricordare che non tutti sono in grado di consultare i siti stranieri. Personalmente, ho ritenuto di condividere delle indiscrezioni-anteprima che da noi fanno notizia solo adesso, vista la recente conclusione della terza stagione, e che fanno di un Dr.House un prodotto commercialmente appetibile come L’Isola dei Famosi, seppur di tutt’altra qualità.
Di certo, se vi avessi parlato con tanta rilevanza della seconda serie di Kyle Xy, non avrebbe destato lo stesso interesse (e poi per questo ci sono i siti specializzati che monitorano il panorama americano con un intento più specialistico che divulgativo come il nostro).
Mettendo da parte ogni giustificazione, visto che resto fermamente convinto di ciò che scrivo e del perchè lo scrivo, vorrei riallacciarmi allo spunto di riflessione che vi richiamavo all’inizio. Si tratta di un articolo scritto da Aldo Romersa, responsabile coordinamento acquisti Rti, intervistato di recente dal nostro Share.
Quando ho letto il suo intervento nel libro della collana Link dedicato ai telefilm, inizialmente sono rimasto tanto scettico quanto incuriosito. Vedere un professionista del settore, che lo conosce più delle sue tasche, dare al telefilm dell’overrated, vale a dire del sopravvalutato, dà da pensare. Soprattutto se lui per primo è pronto a riconoscere i limiti di questa risorsa che tanto si decanta con i guanti. Ve ne propongo un breve ma esaustivo sunto, con le speranze che sia di auspicio per imparare a trattare il telefilm per quello che è, né più nè meno, senza il bisogno di ricorrere alle snobbistiche prese di posizione del cinema d’autore o alle svilenti strategie promozionali della reality-generation:
“Nonostante come programmatore mi sia passata per le mani roba buona… nè la passione nè il mestiere mi spingono ad aggiungermi all’incondizionato peana del seriale di importazione che oggi sento intorno a me. Certo: mi rendo conto che di questi tempi il telefilm statunitense possa apparire il luogo del Moderno Televisivo, il racconto in cui più spesso troviamo innovazione di linguaggi e di generi… Oggi faccio un lavoro diverso rispetto al passato: devo chiedermi quanto e quale seriale servirà alla reti generaliste Mediaset, soprattutto in futuro. Se voglio immaginare quanto sarà strategico il seriale statunitense anche in futuro, sulle reti free italiane, devo considerare bene alcuni insegnamenti che mi arrivano dal passato: ne ho, li uso. E questo confronto col passato mi dice un po’ di cose: che il successo dei telefilm è ciclico, che molta parte dell’attuale successo del telefilm è mediatica, drogata dalla chiacchiera che ci si sta facendo sopra e sovrastimata, che il telefilm è una risorsa scarsa e che è anche una risorsa rischiosa…
Il successo del serial americano, per chi opera nella free, è relativo. Se escludiamo l’europeo Rex, le punte passate di Beverly Hills 90210 e Er, o più recentemente Dr. House, i telefilm si muovono mediamente in un range di ascolti che sta fra l’8% e il 14% di share, dai 2,5 ai 4 milioni e più di telespettatori, sempre più spesso eroso dal precedente passaggio effettuato dalle reti pay. Insomma, rappresentano buoni, talvolta ottimi risultati per reti con obiettivi di ascolto contenuti, più targettizzati. La risorsa del seriale Usa è una risorsa scarsa, almeno se guardiamo alle necessità teoriche dei nostri prime time. Agli screenings avevamo visto 18 nuovi drama destinati ai principali network Usa e solo tre d’acchito ci sono sembrati degni del nostro prime time italiano: Ugly Betty, Heroes, Jericho e già sapevamo che mai sarebbero potuti essere tutti e tre Mediaset. Se in un anno porti a casa 24 o 36 prime time per tre reti non è che hai trovato un asset che ti cambi radicalmente il tuo mix di palinsesto…
In più, il seriale USA è una risorsa rischiosa. Ci si trova ad acquistarlo quasi a scatola chiusa: opzionare una serie dopo aver visto il solo pilot è comunque un azzardo, per quanto fiuto ed esperienza servano proprio a non sbagliata…
Una risorsa abusata: per amore di controcanto ho certo esagerato nel descrivere le problematiche, e non solo i vantaggi. Ma insomma, che cosa ti insegnano quando impari a giocare a calcio in cortile? Che la cosa peggiore è buttarsi tutti sulla palla, e sul seriale mi sembra che rischiamo di fare lo stesso… Persino la metariflessione è il segnale che il fenomeno è maturo, sfruttato.
Perchè in effetti, per un Dr. House, quanti perdibilissimi episodi abbiamo visto di infiniti altri serial malriusciti? No, grazie, risparmiamoci l’importazione indiscriminata. Altrimenti finiremo presto a guardare questa bella fioritura come fosse stata una fiammata, e a giudicare il fenomeno seriale con le parole definitive e tombali di Gregory House: Overrated”.