Dirty sexy money, buon telefilm “misto” con retrogusto di soap
I soldi. Volenti o nolenti, oggigiorno quasi tutto gira intorno al dio denaro: vita sociale, vita privata, decisioni che potrebbero cambiare la nostra vita e quella degli altri. Utile fonte per soddisfare i nostri desideri e diabolica tentazione che ci può portare verso gli abissi del comportamento umano. Sensuale ed allo stesso tempo sporco, il
I soldi. Volenti o nolenti, oggigiorno quasi tutto gira intorno al dio denaro: vita sociale, vita privata, decisioni che potrebbero cambiare la nostra vita e quella degli altri. Utile fonte per soddisfare i nostri desideri e diabolica tentazione che ci può portare verso gli abissi del comportamento umano. Sensuale ed allo stesso tempo sporco, il denaro. O, come direbbero alla Abc, “Sexy dirty money”.
La nuova serie -a cui dedichiamo una gallery– creata e prodotta da Craig Wright (che ha anche lavorato a serie come “Six feet under”, “Lost” e “Brothers and sisters”), in onda dal 15 gennaio alle 21:50 su Fox (canale 110 di Sky) non usa mezzi termini per svelare quello che può celarsi dietro l’uso spropositato e l’ostentazione dei soldi, sfruttando vari elementi telefilmici ed immergendosi nel genere televisivo che più di altri sa raccontare che “anche i ricchi piangono”: la soap. Ma andiamo con ordine.
Le vicende della famiglia Darling ,il cui nome sarebbe dovuto essere il titolo della serie, hanno sempre coinvolto Nick George (Peter Krause, protagonista di “Six feet under”), giovane avvocato mosso da nobili ideali, il cui padre ha sacrificato la propria vita familiare per seguire i vizi di tutti i componenti della famiglia più potenti di New York, fino alla sua morte, avvenuta misteriosamente a bordo dell’elicottero dei Darling. Nick non è sicuro che si tratti di un incidente: pensa infatti che il padre sia venuto a sapere delle informazioni su una delle famiglie più prestigiose d’America al punto da dover essere eliminato. Deciso a saperne di più ed a scoprire la verità e lo farà seguendo le sue orme .
Accetta così l’incarico offertogli dal capofamiglia Tripp (Donald Sutherland), magnate e pesonaggio molto influente in società, ovvero occuparsi dei Darling proprio come fece suo padre. Per Nick, questa è un’occasione d’oro per il suo scopo, ma c’è anche il rovescio della medaglia, che si manifesta nel rapporto con la moglie Lisa (Zoe McLellan, vista in “Jag”), che teme che il marito possa trascurare la figlia come fece il padre di Nick.
Assistere i Darling non è infatti un lavoro come tutti gli altri. Oltre alle burocrazie ed agli affari pubblici, Nick sarà coinvolto nei capricci di ogni membro della famiglia che, episodio dopo episodio, impareremo a conoscere meglio, e di cui parleremo in dettaglio prossimamente. Dal figlio candidato al Senato che ha una relazione con un transessuale, alla pluridivorziata figlia, passando per il reverendo poco ortodosso e molto avaro e per i due gemelli eterozigoti, tanto legati tra di loro quanto scansafatiche, fino ad arrivare alla madre, depressa e con il senso di colpa perenne per aver tradito suo marito.
Se non vi bastasse questo per capire che di carne sul fuoco ce n’è per alimentare un bel po’ di stagioni, aggiungete il via-vai di personaggi che quest famiglia incontrerà, tutti più o meno sotto l’influenza del potere esercitato dal loro impero economico, primo tra tutti tale Simon Elder (Blair Underwood), una sorta di Bill Gates in conflitto con Tripp.
Come detto, l’ambiente, e talvolta i dialoghi (ed addirittura le musiche) fungono da chiaro rimando al genere della soap, con colpi di scena, tradimenti e intrighi all’ordine del giorno, oltre che ad un plot fortemente strutturato come se si trattasse di un prodotto di questo genere (la famiglia, l’impero economico, gli scandali, la facciata pulita che nasconde torbidi segreti). Ma la famiglia Darling non ci ricorda solo, come ha scritto qualcuno, la famiglia Ewing di “Dallas”, ma unisce vari elementi presi dalle serie tv più famose ed innovative degli ultimi anni.
Prima di tutto, i misteri irrisolti e le vicende sospese tra parenti e non, richiamano fortemente le vicissitudini di Wisteria Lane e di “Desperate Housewives”, con la differenza che il clima in questo nuovo telefilm è più familiare e meno pubblico.
La stessa idea di voler raccontare i vizi di questi ricconi attraverso gli occhi di chi ha ancora un animo idealista e lotta per aiutare gli altri (Tripp promette a Nick cospicue ricomopense per fondare un centro d’aiuto) mi hanno fatto ricordare le esilaranti disavventure della famiglia Bluth di “Arrested development” (“Ti presento i miei”, Italia1).
Infine, le vicende che hanno al centro i due fratelli più giovani servono da calamita ai teenager che tanto hanno amato il lusso e gli amori tormentati di “The O.C.”.
C’è un po’ di tutto, in questa nuova serie, che in America ha conquistato la critica ed il pubblico -anche se gli ascolti sono un po’ calati, stabilizzandosi per ora tra i sei e gli otto milioni di persone, contro i dieci dell’episodio iniziale-, grazie non solo alla commistione di generi, ma anche alle splendide scenografie ed ad un cast che non ha nulla da invidiare rispetto a quello di un film per il grande schermo (primo tra tutti, l’ottimo Sutherland, per questo ruolo candidato ai prossimi Golden Globe).
Oltre ovviamente ad una sceneggiatura che, se non tra le migliori, promette sviluppi interessanti. E vi accorgerete, prima o poi, che almeno per un giorno vi piacerebbe fare la vita dei Darling, tra fasti e pensieri che solo quel “sensuale sporco denaro” del titolo può concedere.