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Come rivalutare le Markette… con Chiambretti

In tempi di Tvblog Awards, in cui eleggiamo le trasmissioni dell’anno per ogni categoria cercando di contemperare auditel e qualità, tributi obbligati e giudizi di valore, viene da domandarsi una cosa. Qual è la tv che piace a noi? Cosa ci piace guardare quando torniamo a casa, stanchi da una giornata di studio e lavoro

18 Gennaio 2008 16:44

Markette Chiambretti nuova edizione

In tempi di Tvblog Awards, in cui eleggiamo le trasmissioni dell’anno per ogni categoria cercando di contemperare auditel e qualità, tributi obbligati e giudizi di valore, viene da domandarsi una cosa. Qual è la tv che piace a noi? Cosa ci piace guardare quando torniamo a casa, stanchi da una giornata di studio e lavoro che ci ha visti impegnati in tutt’altro?

Da qualche sera il sottoscritto non riesce a resistere a un appuntamento prezioso (specialmente grazie alla “comodissima” replica su Comedy Central, che precede di circa un paio d’ora l’inizio della nuova puntata su La7) : quello con Piero Chiambretti. Non importa che programma faccia o se il senso di opportunità lo abbia trasformato nel pagetto di Mamma Rai, tutto preso nel contemplare l’istituzione Baudo e quel suo tempio inviolabile che è Sanremo. Chiambretti riesce a farsi perdonare qualsiasi cosa, anche un carattere non proprio encomiabile (sembra sia scontrosetto, come molti genii della televisione).

Se in più ci mettete l’immersione nella movida smeralda al seguito di Flavio Briatore e il banale trasporto per le gnocche senza cervello, il suo lato privato rischia di non onorarne gli innegabili meriti professionali. Eppure, le sue debolezze sono quelle di ogni comune mortale, con la differenza che a nobilitarle è una sagace padronanza del mezzo davvero fuori dal comune. Perché lui, per fortuna, è uno che ci mette ancora le idee.

Con la sua intelligenza il Pierino Nazionale riesce ad addolcire la sgradevolezza delle Markette, così inflazionate e mal assortite nelle varie vetrine televisive. Anche lui, in una rete di nicchia come La7, ha bisogno dell’intervista di grido per lanciare la prima puntata. E vederlo lanciarsi in una sfida dialettica con Paolo Bonolis – il suo più acerrimo rivale retoricamente parlando – dimostra come la tv riesca a essere educativa anche quando non pretende di insegnarci la Divina Commedia. Messi insieme, i due fanno invidia a un vocabolario della Treccani e il loro eloquio è talmente godibile da mandare in visibilio il pubblico alto della televisione, quello che si tende a snobbare puntando ai numeri di massa,

Poi c’è la commedia delle maschere, tutte contemporanee, che Chiambretti allestisce ogni anno, alternando tradizione e trasgressione, novità e abitudinarietà rafforzata dal tormentone cult. Dai tarocchi comici di Maga Maghella alias Costantino Della Gherardesca, alla saggezza popolare della nonnina Isabella, passando per il cromatologo-macchietta Ubaldo Lanzo, nato come opinionista a Wild West, quest’anno ce n’è anche per Vittorio Sgarbi, che recita Dante con il solito striptease “in sovrimpressione” come provocazione alla sacralità di Benigni.

Le intuizioni dello storico Portalettere colpiscono sempre nel segno, a partire dalla voglia di coinvolgere giornalisti carismatici e personaggi interessanti nel suo Speciale Chiambretti, novità di questa edizione che precede la trasmissione vera e propria. Chi ancora segue la tv, ma più per inerzia che sulla fiducia, aveva decisamente bisogno di un’iniezione di spirito critico applicata al tubo catodico. Altrimenti sì che i palinsesti rischiavano di diventare un caso clinico.

La7