La vita secondo Homer. Anzi no, è Jim
Premessa: a me “La vita secondo Jim” piace. La trovo una divertente sit-com, con un buon ritmo, dialoghi ben scritti e bravi attori protagonisti. Certo, mi è dispiaciuto quando “E alla fine arriva mamma!”, altrettanto bel prodotto seriale, è stato sospeso per bassi ascolti, ma il ritorno di Jim Belushi nella fascia preserale non me
Premessa: a me “La vita secondo Jim” piace. La trovo una divertente sit-com, con un buon ritmo, dialoghi ben scritti e bravi attori protagonisti. Certo, mi è dispiaciuto quando “E alla fine arriva mamma!”, altrettanto bel prodotto seriale, è stato sospeso per bassi ascolti, ma il ritorno di Jim Belushi nella fascia preserale non me l’ha fatto rimpiangere.
In questa sit-com, Belushi interpreta un padre di famiglia un po’ sopra le righe: scorbutico ma affettuoso, premuroso ma pasticcione, una sorta di “eterno incompreso” a cui comunque si perdona tutto.
Più lo guardavo, però, più mi veniva in mente qualcuno di già visto, già conosciuto. Jim è pigro, una buona forchetta, testardo, educa i figli sempre alla sua maniera e spesso andando contro i giudizi della moglie, ama far festa, la sua poltrona e la birra: non è che Jim Belushi si è ispirato un po’ troppo ad Homer Simpson?
Gli indizi, come ho detto, sono aumentati puntata dopo puntata: quello più lampante è il rapporto tra Jim e sua moglie Cheryl. Lei sa essere la classica casalinga americana, madre sempre all’erta e moglie affettuosa, capace però anche di sapere tenere testa al marito, quando sa che lui ha torto. Alla fine, però, lo perdona sempre. Insomma, elementi sufficienti per individuare in Cheryl la Marge di Jim.
Cheryl ha una sorella, Dana, spesso presente a casa sua, soprattutto dopo la nascita del suo primo figlio. Dana e Jim si sopportano poco, le frecciatine che spesso si lanciano sono tra gli sketch più ricorrenti della serie. In pratica, Dana ricoprirebbe da solo il ruolo che Patty e Selma hanno a Springfield, e si fa poco sopportare come le due sorelle animate fanno con Homer.
Il miglior amico di Jim -nonché fratello di Cheryl e Dana-, Andy, ha più o meno le fattezze del mitico Barney e pare l’unico a capire veramente l’universo di Jim, di cui è spalla fidata e compagno di weekend davanti alla tv. Non so voi, ma io in Andy ci vedo anche Lenny e Carl, i migliori amici di Homer.
“La vita secondo Jim” sa creare un clima così familiare forse anche perché il protagonista principale e le interazioni con gli altri personaggi ricordano parecchio la serie di Matt Groening, ma non gli si può imputare nessuna colpa, anzi.
Belushi e gli altri autori della sit-com hanno capito che per distinguersi dalle altre produzioni che sono state ambientate negli anni passati all’interno di un nucleo familiare – da “Una bionda per papà” a “Otto sotto un tetto”– era necessario staccarsi da una visione tanto rassicurante quanto irreale del nucleo familiare, dove tutto si sistema con un sorriso e il giorno dopo non ci si ricorda più nulla. Ed una delle strade percorribili per giungere a questo obiettivo, era quella diretta, appunto, a Springfield.
Il risultato è stato quindi un mix di originalità e di relazioni preconfezionate, semplicemente da “umanizzare” e rendere più credibili nel contesto del reale e non dell’immaginario del cartone animato. Un risultato sicuramente apprezzabile, lo ripeto, ma forse un piccolo sforzo in più avrebbe reso lo show qualcosa di veramente innovativo, un po’ come è successo con “The war at home”, in cui gli esperimenti non sono mancati, ma di cartoni neanche l’ombra.