CHE COSA CI RESTA ORA CHE SANREMO E GLI OSCAR FANNO FLOP?
Mi sono messo in osservazione. Occhi sgranati sulla stampa e sui televisori. Sul Festival di Sanremo e sulla serata degli Oscar. Male parole ovunque. Sanremo bocciato o bocciatissimo, preso alla gola dagli ascolti bassi, Pippo licenziato. Gli Oscar senza fasto nè mordente, trentadue milioni di spettatori tv perduti nello spazio glob, aiuto aiuto, annegati, inabissati
Mi sono messo in osservazione. Occhi sgranati sulla stampa e sui televisori. Sul Festival di Sanremo e sulla serata degli Oscar. Male parole ovunque. Sanremo bocciato o bocciatissimo, preso alla gola dagli ascolti bassi, Pippo licenziato. Gli Oscar senza fasto nè mordente, trentadue milioni di spettatori tv perduti nello spazio glob, aiuto aiuto, annegati, inabissati nel languore perduto della fascinazione e del divismo: America rosso sangue e grigio di dramma, come è stato scritto da un prof che ha sbirciato, prendendo lucciole per lanterne, nella sfera di cristallo del cinema-specchio dei tempi.
C’è o c’era felicità nei commenti cattivi e maliziosi. Penne d’attacco e d’archivio, penne intinte nello show delle ugole storte e dei conduttori ridotti a comici, penne del superciglio critico hanno fatto intendere che in entrambi i casi si è trattato, si tratta di un evento storicamente rilevante, addirittura epocale. Se non si mette rimedio, qui crollano le colonne d’Ercole, a Sanremo e a Los Angeles. Per noi comuni mortali sarà il Titanic. Coraggio, bisogna reagire. Coraggio, tv di tutto il mondo alzate il pugno e unitevi.
C’è da scommettere che tra un anno tutto o molto sarà dimenticato. Sanremo e gli Oscar torneranno. Saranno stati ripassati in padella in qualche beauty farm e sottoposti a cura ricostituente. Nei modi che vanno di moda.
Sanremo. Chirurgia estetica. Cotugno e Minghi rifatti, con seni e parolieri nuovi. Cure psichiatriche per i dirigenti tv che cambiano spesso (i medici li inseguono dappertutto con la vecchia camicia di forza) e i loro dirimpettai della città dei fiori (questa volta dei crisantemi).
Oscar. Jack Nicholson nei panni di Babbo Natale con la gerla colma di uova di pasqua infiocchiettate di celluloide. Nicole Kidman incinta del secondo figlio. Jim Carrey nei panni di Aladino per fare il miracolo di una Hollywood meno angosciata. Il nostro Dante Ferretti come Beppe Grillo per urlare in piazza e rivendicare qualche premio non più a lui e a sua moglie Francesca Schiavo ma a Nanni Moretti nel suo nuovo film porno, onde alleviare la delusione di Cinecittà che si è scordata degli Oscar e di altri premi in tutti i festival del mondo (l’unico che ancora si ricorda di noi è un festival francese dove si presentano e si premiano solo film italiani, il cui nome è sperduto tra i cinquemila festival d’Europa).
Detto questo, come premessa. Vorrei far notare che Sanremo (che è sempre meno Sanremo) e Oscar (che è sempre meno Oscar) soffrono a mio parere per avere scelto la via del reality show. Che cos’è, alla fin fine, il reality show? E’ l’invenzione di un olandese che ha afferrato i giorni nostri con una formuletta: coinvolgere il pubblico, al punto tale da annullarlo in uno show, usarlo come materia prima, digerirlo, e poi espellerlo. Il costo del tutto: qualche soldo per il vincitore che tutti gratifica.
Sanremo ieri era il regno del vecchio scarpone, di papaveri e papere, di grazie dei fior, di avvinta come l’edera, del cielo che è dipinto di blu e di Modugno. Sanremo oggi è il regno di passanti: che fine ha fatto quel simpatico tipetto che faceva glu glu, additando il piccione per beccare noi e farci diventare piccioni. Si potrebbe continuare, ma credo di aver reso l’idea. Nel passare degli anni, le canzoni sentimento erano o diventavano popolari, al punto tale che storici del costume come Edmondo Berselli le citano per svegliare la memoria sul come eravamo. Ci sarà uno storico che farà lo stesso con Frankie Hi-Nrg con il rap pappa dell’orecchio?
L’Oscar ieri era lo scrigno regale dove venivano incoronati, De Sica , la Magnani, Fellini, Petri ( di cui non si sono ricordati gli esperti che hanno scelto i cento film italiani da “insegnare” a scuola), oltre ai grandi della grande Hollywood, un elenco infinito di talenti e di corpi stupendi (anche quelli di qualche ciccione di lusso come Hitchock). Oggi l’Oscar soffre di anoressia, vuole resistere, gonfiarsi, facendosi ingoiare dalla tv hamburger che lo schiaffeggia preferendogli American Idol.
Domanda. Che il reality show, il super reality show tra Sanremo e Oscar non sia semplicemente la caricatura di noi stessi? di tutti noi che (secondo la stampa e la tv) entriamo con loro all’Ariston o nello Scrigno losangelino? o siamo lessi, cotti, rotti, e cominciamo a capire che non ne vale più la pena. Sogni e illusioni sono fiochi o si sono spenti. C’è buio nelle notti in cui etere e satelliti ci mostrano soprattutto fantasmi agitati da altrettanti burattinai fantasmi. Lo sappiamo. Il reality recita la sua sopravvivenza.
ITALO MOSCATI