Diario di Famiglia: perchè di notte su Raitre?
Ormai giunto alla sua quinta stagione (e alla quarta puntata), il programma di Rai Edu 2 “Diario di famiglia“, in onda su Raitre ogni martedì all’una fino a fine giugno, si conferma una vera chicca di formazione e informazione. Si parla spesso di deterioramento dei rapporti coniugali, dell’imbastardimento dei figli che crescono senza modelli genitoriali
Ormai giunto alla sua quinta stagione (e alla quarta puntata), il programma di Rai Edu 2 “Diario di famiglia“, in onda su Raitre ogni martedì all’una fino a fine giugno, si conferma una vera chicca di formazione e informazione. Si parla spesso di deterioramento dei rapporti coniugali, dell’imbastardimento dei figli che crescono senza modelli genitoriali forti cercando alternative spesso degradanti. Ecco: se si può essere poetici, il programma condotto dal competente Alessandro Cozzi, orientatore familiare, e dalla sessantenne psicoterapeuta Maria Rita Parsi (Donne di Monica Leofreddi, ricordate no?) rappresenta una vera boccata d’aria pulita nello smog dei palinsesti.
Il che è paradossale, detto di un programma notturno dove ci si aspetterebbe leggerezza instupidita e poco altro. E’ come se con gli anni si fosse generato uno scambio ingiusto tra programmi di bassa qualità portati stilisticamente in auge e programmi di pregio relegati là dove solo gli insonni possono arrivare.
In “Diario di famiglia” non esiste il “secondo me” imperante: io dico la mia, tu dici la tua, certo, ma esiste anche una mediazione costruttiva e reale, con un punto di arrivo. I casi veri (veri davvero) vengono presentati attraverso una fiction sulla quale si discute e ci si confronta. Voi direte: lo stesso identico formato lo si ritrova a “L’Italia sul due“. Sì, ma la trattoria non è mai un fast food.
Alla fine del suddetto programma pomeridiano di Raidue si snocciola tendenzialmente una situazione surreale dove rispecchiarsi è un atto coraggioso. Dopo tante sovrapposizioni vocali di presunti esperti egocentrici non si è arrivati a nulla di nulla. Invece nella mezz’ora scarsa di “Diario”, programma purtroppo di nicchia, ti si aprono piccole finestre di verità da applicare alla tua vita quotidiana. Punto.
Niente lacrime tirate con l’ago come le lumache (D’Eusanio docet) , un presentatore con una camicia un po’ stretta sul punto vita generoso che scrive su una lavagnetta bianca con un pennarello che funziona poco e un gruppo di ragazzi poco telegenici che (pensate) non si arrabbiano ma si confrontano con civiltà ed intelligenza, uno per volta. Il grande pubblico ha bisogno di vedere più programmi utili come questo, e meno distorsioni che fingono di esserlo.