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Il pubblico rifiuta X Factor: questione di format e di rete

Eravamo partiti con tutti gli scetticismi del caso (che qualcuno ha ritenuto gratuiti e “interessati”). Poi abbiamo evitato ogni forma di pregiudizio, ci siamo lasciati contagiare dall’euforia autoriale e abbiamo riservato a X Factor il trattamento promozionale che si meritava. Lo abbiamo presentato, consigliato e seguito in diretta tv, riscontrando un grande feedback da parte

11 Marzo 2008 13:14

facchinetti x factorEravamo partiti con tutti gli scetticismi del caso (che qualcuno ha ritenuto gratuiti e “interessati”). Poi abbiamo evitato ogni forma di pregiudizio, ci siamo lasciati contagiare dall’euforia autoriale e abbiamo riservato a X Factor il trattamento promozionale che si meritava. Lo abbiamo presentato, consigliato e seguito in diretta tv, riscontrando un grande feedback da parte del popolo della rete che ieri sera ci ha fatto raggiungere numeri davvero notevoli.

Dai toni della mia cronaca in tempo reale, avrete riscontrato un giudizio tutto sommato positivo sulla resa italiana del format. Buon ritmo, interessanti novità sul profilo della competizione agonistica (il giurato che designa l’eliminato della propria squadra tra i meno votati dal pubblico, la sfida che si divide in tre tranches con via via i singoli capitani protagonisti, il riassunto delle esibizioni). L’idea americana è stata finalmente rispettata, a colpi di jingle martellanti, atmosfera da arena infuocata e, soprattutto, la centralità di ogni singola performance. A X Factor discuti prima del talento e poi della personalità dell’allievo, tant’è che persino Simona Ventura ha messo da parte le proprie preferenze estetiche per lasciar spazio al merito vocale.

Detto questo, il debutto di X Factor su Raidue – come vi ha puntualmente informato il nostro Share – è andato veramente male. Non ci si può trincerare dietro la difficoltà di una prima puntata, visto che la curiosità avrebbe dovuto avere il sopravvento. E, soprattutto, la durata fiume causata da uno sforamento di un’ora e passa avrebbe dovuto giovare alla share. Non si può negare che la concorrenza fosse agguerritissima: in casa gli hanno messo contro Beppe Fiorello, che fa sempre il botto, la concorrenza gli ha contrapposto un fuoriclasse come Totti. Eppure, anche il Grande Fratello, allungando la propria durata standard, ha dimostrato di temere l’effetto novità di X Factor, dando al competitor la dignità di temibile rivale.

Come commentare, allora, questa débacle totale? Da una parte, c’è una rete come Raidue che si ostina di catturare pubblico giovanile ma non ci riesce. Tolto il fenomeno Isola dei Famosi, che ha un pubblico trasversale e si fonda su un cattivismo sempreverde, la rete tira a campare per tutto l’anno, con escamotage più appetibili per un pubblico più maturo. Prendete il ritorno di Cochi e Renato il 10 gennaio 2007, che totalizzò un più che dignitoso 3.197 12,19%. E ancora, come dimenticare l’esordio de La Sposa perfetta con 3.111 13,30% (una delle dirette, al contrario, più fallimentari della storia di Tv Blog)?

Dunque, il flop di X Factor ci dimostra come al rumore della rete non corrisponda necessariamente il successo di pubblico televisivo, che è determinato da tanti fattori e, soprattutto, è condizionato da un pubblico più variegato. Il rifiuto delle strisce di daytime è stato confermato da una diretta disertata, forse per il troppo materiale di repertorio che ha spezzato le dinamiche in studio.

A questo andrebbe aggiunto un altro bel discorso da fare sul talent show puro, che in Italia non ha mai funzionato (e per questo Maria De Filippi ha trasformato Amici in uno specchio della scuola italiana, con tutto ciò che questo comporta). Basti ricordare le tante vittime di un’ostinazione catodica dura a morire, quella per la nuova stella della musica italiana da costruire a tavolino: ci sono passati Popstar, Operazione Trionfo, Superstar Tour… e non ci sono stati sopravvissuti.

Infine, abbiamo nel nostro caso un Francesco Facchinetti con il suo slogan: “La musica batte sul Due”. Quasi quasi, sarebbe l’ora di ripensarci: tra la crisi di Sanremo e i bassi ascolti di Scalo 76, abbiamo solo note stonate sul piccolo schermo.