LETTERA APERTISSIMA A MORGAN, MATTO O FURBO DA LEGARE MA NON GRASSO
Per una volta voglio farmi paladino delle cause perse. Sono i giorni della passione prima della pasqua di resurrezione. Voglio difendere Morgan dagli attacchi che subisce e lasciare però “X- Factor” alle sue procelle non solo di ascolti e di palinsesti (lo show non mi piace, metto le mani avanti). Malaparte ha segnalato la critica
Per una volta voglio farmi paladino delle cause perse. Sono i giorni della passione prima della pasqua di resurrezione.
Voglio difendere Morgan dagli attacchi che subisce e lasciare però “X- Factor” alle sue procelle non solo di ascolti e di palinsesti (lo show non mi piace, metto le mani avanti). Malaparte ha segnalato la critica in video del critico criticatissimo di quel giornale peraltro criticato dai lettori che lo stanno lentamente piantando. Morgan viene fatto a pezzi con una presa in giro di ineffabile gusto letterario.
Al critico, che è un noto visagiste da come risulta o dalle sue righe esigenti in eleganza e presentabilità, Morgan appare come un matto da legare. Gli risultano insopportabili “il suo pizzetto mefistofelico, i suoi capelli che nascondono le corna di un diavolo, la sua puzza sotto al naso, il suo francobattiatismo, il suo maledettismo, il suo Spoon River”. E sta bene, opinioni opinabili come dice Malaparte ma, dice sempre Malaparte, geniali. In che senso?
Il suddetto visagiste- competente quasi e più di Gil Cagnè, che era il più famoso in Italia prima di raggiungere il paradiso degli angeli del gusto e dell’estetica- vuole fare lo spiritoso, o meglio tenta drammaticamente, ed è forse un modo per uscire dal rotto della critica dopo le ore noiose di lezione che infligge agli studenti e si infligge alla Cattolica. Sarà per il fatto che l’università in cui insegna si chiama appunto Cattolica, oltre che per il volto solitamente truce del visagiste (medico cura te stesso!) ,ma il tono ci giunge con l’arroventata sferzata di un antico inquisitore. Del resto, lo studio spartano da cui il visagiste fa le sue sedute su un trespolo per pappagalli depone male. Trasuda cilicio. Anatemi. Condanna. Rogo Vade retro Morgan con le tue corna sottocapelli, impostore; con il tuo maledettismo che sa di zoccoli mal lavati e di bombette puzzolenti ( non solo sotto al naso), pietre pesanti impastate di scandalo; con il tuo francobattiatismo che ti avvicina a un seguace di Gourgeff, settario capo di una setta; e così via. Crocefisso e aglio. Esorcismo. Fuoco sul rogo che si divampa sempre più vicino, come bei tempi.
Il visagiste ricorda l’epoca in cui gli attori, gli artisti, dovevano essere seppelliti in terra sconsacrata o in cassonetti d’antan. Non solo la ricorda, la fa sua. La puzza di Morgan è così forte alle sue narici da superare quella del trash televisivo e della Campania. Stimola il bisogno di un ritorno al passato, invita alla condanna di figure malefiche e abbiette, di trasgressori all’acqua di rose o allo Spoon River (nome di una rinomata marca di profumo). La mano si alza dal saio dell’ Inquisitore che gesticola molto (come gli attori che non hanno imparato dove mettere le mani) e finalmente si incazza con solennità sulla testa dei lettori e degli spettatori. Per gridare al cielo: fuori i demoni. Punto.
Sarà che da tempo ho imparato a preferire gli artisti anche afferandomi ai paradossi (da Alvaro Vitali a Luchino Visconti, da Edvide Fenech a Marylin Monroe), sarà che non sopporto i paroloni scandalizzati, sarà che sopporto ancora meno chi vuole delegittimare chi non gli piace o chi vede come il fumo di zolfo negli occhi), sarà…L’attacco a Morgan – mi pare- è lo specchio dell’anima, ,non quella dello stesso Morgan matto da slegare, ma dell’anima del visagiste colto e ateodevoto.
Se Morgan alla fine può risultare involontariamente comico- a mio avviso è solo curioso come lo sono tanti artisti nell’ adobbarsi- il volenteroso, rigido visagiste può risultare involontariamente (?) un membro del Santo Uffizio (che peraltro ha chiuso).
Insomma: Morgan, magari ci riporti ai travestimenti di Boy George , finito in soffitta da qualche parte, e di altri contraffattori della loro immagine a fini che chiedono rispetto, ma almeno non sei grasso.
Morale della favola: meglio i travestiti che le taglie forti ingabbiate in bui pensieri.
Italo Moscati