Talenti serpenti: Mara Maionchi disonora la scuola, ma non la storia della musica
Talent show, questo buono a nulla. Bistrattato in ogni dove, tacciato di finalità diseducative, quasi sempre ibrido e deficitario nella sua resa televisiva: è stato il cuore di un dibattito intavolato nell’ultima puntata de Le Invasioni Barbariche. Al centro del contendere, la riflessione sul modello di scuola che passa in tv, tra ragazzi che non
Talent show, questo buono a nulla. Bistrattato in ogni dove, tacciato di finalità diseducative, quasi sempre ibrido e deficitario nella sua resa televisiva: è stato il cuore di un dibattito intavolato nell’ultima puntata de Le Invasioni Barbariche. Al centro del contendere, la riflessione sul modello di scuola che passa in tv, tra ragazzi che non rispettano più l’autorità dei professori e un’insegnante attempata che abusa di turpiloquio in diretta. Nella fattispecie Mara Maionchi, ospite della trasmissione perché simbolo di una generazione televisiva ribelle e indisciplinata, con i ragazzi che rifiutano il giudizio didattico e i docenti che peccano a loro volta di immaturità.
La presenza in studio della giurata di X Factor, che ne rappresenta l’unica vera rivelazione, è un contentino per allargarsi anche ad Amici senza averne in studio alcun rappresentante. Gli rvm della Celentano fanno sempre “colore” e sono diventati un vero e proprio caso sociale, da inquadrare nell’ottica di una più generale crisi dei valori di apprendimento. Gli spunti fenomenologici sollevati dall’argomento sono oltremodo interessanti e, che siano in ballo discipline di spettacolo o materie più classiche, poco importa. La deriva etica è pressoché analoga, con il rischio, però, che inculcare tutti a una chance in tv finirà per svuotare le scuole del sapere sottraendo ogni mordente per le attività “intellettuali”.
Ma cerchiamo di capire se il talent show, alla lunga, una finalità didattica ce l’ha. Qualche giorno fa riguardavo la finale di Saranno Famosi. Terribilmente piatta, monocorde, con una Maria De Filippi in punta di piedi nell’insegnamento della materia e i meccanismi di sfida ancora tutti da rodare. Tremendi i silenzi dell’ultimo in classifica prima che si decida a scegliere il proprio avversario. Amatoriali i remix dei jingles, la scenografia e il dosaggio dei vari ingredienti. A dir poco elementari le coreografie di un’ultima puntata, dove persino un chitarrista come Andrea Cardillo pare un provetto ballerino. E non perché il ragazzo abbia studiato: i balli da sala a colpi di bacino li sappiamo far tutti, tranne chi è proprio negato.
Eppure, rimpiangiamo i talenti di una volta, l’Amici di una volta, l’assenza di litigi di una volta. Peccato che quest’oggi Amici sia stato ripulito di ogni amatorialità, faccia cantare i concorrenti dal vivo, circondandoli di ottimi ballerini professionisti e valorizzandoli con coreografie estremamente raffinate. Va a finire che tra un insulto e l’altro, imprescindibile per tenere alto l’interesse, impari anche qualche rudimento di teoria musicale o qualche perla terminologica della danza classica.
E, soprattutto, vogliamo parlare delle canzoni? Dopo che Non è la Rai ha sdoganato Raffaella Carrà e Aretha Franklin come fenomeni di massa, oltre che icone gay, i talent show attuali insegnano alle nuove generazioni l’abc della storia della musica. Anche a costo di sbavare per una cover venuta male, i ragazzi il giorno dopo si scaricano l’originale, scoprendo il valore dei Queen o la discografia di Lucio Battisti. Per non parlare del valore aggiunto dato alla popolarità di cantanti iper-emulati come i Negramaro o Tiziano Ferro, che grazie al talent show vedono i propri pezzi – nuovi o datati – riproposti e persino riscoperti.
Nella seconda puntata di X Factor ha lasciato di sasso che un gruppo in gara ignorasse la storia di Mrs Robinson e di Simon & Garfunkel. Chissà che qualche sbarbatello, non sopportando l’analoga ignoranza in materia, non abbia fatto qualche ricerca su Google per risalire alla colonna sonora de Il Laureato, a partire da The sound of Silence. Cose così, insomma. Il talent show farà male alla scuola, ma tutto si può dire tranne che non giovi alla musica. Basterebbe pubblicare dei cd in cui mettere a confronto le cover più interessanti e gli originali di cui riacquistare i diritti. Altro che “Amore e mistero” e “Famelica”, destinati a morire con l’acne delle loro fans.