Bye Bye Artù e la tavola rotonda (con i soliti vips)
Chi dice che i comici devono stare scomodi a tutti i costi? A Gene Gnocchi piace fare satira comodamente seduto in poltrona, al cospetto di una tavola rotonda. Lui recita i panni di Artù ma il vero Cavaliere si intravede appena sullo sfondo, con la fin troppo abusata posa in bandana. Senza mettere in mezzo
Chi dice che i comici devono stare scomodi a tutti i costi? A Gene Gnocchi piace fare satira comodamente seduto in poltrona, al cospetto di una tavola rotonda. Lui recita i panni di Artù ma il vero Cavaliere si intravede appena sullo sfondo, con la fin troppo abusata posa in bandana.
Senza mettere in mezzo un candidato premier per la par condicio, si sa, non è la stessa cosa, soprattutto se il tuo repertorio migliore ci campa da una vita. Di satira politica con gli attributi manco a parlarne, visto che basta e avanza Anno Zero. E allora non rimangono che le chiacchiere da condominio, di cui il nostro è sempre stato un maestro elevando la vecchietta del pianerottolo a musa ispiratrice.
Giovedì Gnocchi: la pietanza non cambia. Basta ripescare i buoni propositi della vigilia di un debutto tv per poi appurare la loro totale incongruità con gli obiettivi raggiunti. In occasione della conferenza stampa di Artù, Gene Gnocchi era stato irremovibile su un punto:
“I tuttologi hanno fatto il loro tempo. Inviteremo personaggi coerenti all’argomento trattato, che siederanno attorno a una tavola rotonda”.
Il monito era: niente vips, a meno che non siano parte in causa. Peccato che l’argomento di ieri sera, nonché il graduale cambio di rotta della trasmissione, abbia virato volutamente sul pop per ospitare i soliti adepti di Gene. Artù si è congedato dal suo pubblico con un’ultima puntata a metà tra le tavolate trash di Cronache Marziane e i giochini demenziali de La Grande Notte. C’erano tutti gli ingredienti giusti per un’Italia sul Due alla berlina: Candida Morvillo, fresca di intervista a Simona Ventura che per il conduttore resta un chiodo fisso, Fabio Scarpati, cinico paparazzo che ne sa molto più di Corona, Lory Del Santo prodiga di aneddoti sull’oggetto del contendere: il gossip come unico esempio di stampa libera.
Sia ben chiaro che l’intento di Gnocchi, troppo a suo agio nell’inesausta parodia di se stesso, non è quello di argomentare né di approfondire, bensì di confonderci ancor più le idee. E allora va finire che ciascun ospite, opportunamente selezionato per il suo senso dell’umorismo, dice qualcosa a caso pur di farsi prendere in giro dal conduttore e ridere di gusto delle sue battute. Ivan Cattaneo si mostra con tanto di cerotti sotto gli occhi per fare coming out sulla blefaroplastica nuova di zecca. La Morvillo ribadisce che Bettarini e la Simo, spesso e volentieri, non timbravano neanche il cartellino settimanale. E Lory Del Santo dà a vedere di aver trombato con George Harrison a Hiroshima, istigando banalmente a chiedersi se l’hanno fatto mentre cadeva la bomba atomica.
Inutile credere nel format innovativo di un talk show all’americana, tutto imperniato sull’umorismo del mattatore di turno. Il momento più alto e forse “memorabile” di quest’ennesimo salotto notturno è quello che ha visto Maurizio Mosca, habitué della trasmissione senza disporre di un patentino di esperto, ballare sul tavolo con Flavia Vento. Niente di più scontato, per ammiccare al pubblico generalista senza impegnarsi troppo (persino i sottofondi musicali sono presi in prestito dall’ammuffito repertorio Beldì).
Ma in fondo ognuno ha le sue cartucce e gli amici giusti disposti ad affilarle. Basta girare su Markette per assistere a uno spettacolo non dissimile in vanità personalistica e umorismo a tutto tondo. Eppure, la differenza che passa tra un Gnocchi e un Chiambretti è che se al primo togli il maschilismo sulla gnocca e il cavallo di battaglia geriatrico gli resta ben poco, mentre il secondo dispone di un bagaglio critico decisamente più ampio della nomea gay-oriented affibbiatagli.
Tanto valeva, a modesto parere del sottoscritto, tenerci La Grande notte e non farci prendere per il bip da un conduttore che non si prende mai troppo sul serio. Soprattutto quando ci promette grandi novità.