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Il senso della vita: Bonolis (su Canale 5!) cerca la verità

Quanto è difficile sposare l’aspetto commerciale con la densità dei buoni contenuti. E questo il connubio costante che Paolo Bonolis riesce a sposare nel suo “Il senso della vita“, in onda ogni domenica alle 22.30 su Canale 5 nello spazio reale della seconda serata. Da seguire anche nel ricco e interattivo sito ufficiale.Un programma che

di aleali
14 Aprile 2008 07:03

Il senso della vita

Quanto è difficile sposare l’aspetto commerciale con la densità dei buoni contenuti. E questo il connubio costante che Paolo Bonolis riesce a sposare nel suo “Il senso della vita“, in onda ogni domenica alle 22.30 su Canale 5 nello spazio reale della seconda serata. Da seguire anche nel ricco e interattivo sito ufficiale.

Un programma che non può che essere descritto se non nella sua disarmante intensità. Nelle interviste faccia a faccia, spesso è tangibile la percezione che l’ospite abbia detto qualcosa di intelligente, di onesto. E rimani imbarazzato, disabituato ad ascoltare la voce di nomi che oltre ad essere tali hanno anche qualcosa di vero da dire. Inconsapevolmente.

Oltre ai deliziosi estratti da film e scene di vita rubata e alla sempre più insopportabile “classifica” snocciolata con un sempre più replicato Luca Laurenti (basta!), la novità di quest’anno è la rubrica, già descritta nella scheda di presentazione della nuova edizione su queste pagine, dal titolo “La prima volta“. Al di là dell’idea, simpatica, c’è sempre l’intento di cogliere l’emozione istintiva, uno squarcio di verità. La stessa cosa che accade con un certo successo anche nell’intervista fotografica, tanto pilotata quanto originale per l’atteggiamento non aggressivo con il quale si propone. Offrendo quello che il pubblico non pensava di voler sapere, ma sapendolo ne gode.

Poco conta se Bonolis ci fa o ci è, se si emoziona davvero o lo fa per missione aziendale. Certo è che sa fare televisione, ha ben presente cosa il pubblico vuole. E se come nel caso de “Il senso della vita” riesce a usare mezzi squisitamente onesti per fare buona televisione in un’azienda come Mediaset che come lui afferma, è sofferente di una forma di “stenosi della produttività”, che traducendo la rende filtrata e meno creativa, tanto di cappello .

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