Pirati: il Quinto Potere in salsa trash
Se Ciro era il figlio di Target, Pirati è il gemello di Quinto Potere Mag. Vederne la prima puntata è stato per il sottoscritto un salto nel passato. Come ho già avuto modo di dichiarare, le mie avventure da tvblogger sono iniziate da un sito non ufficiale dedicato a 5uinto Potere, l’unico reality show impegnato
Se Ciro era il figlio di Target, Pirati è il gemello di Quinto Potere Mag. Vederne la prima puntata è stato per il sottoscritto un salto nel passato. Come ho già avuto modo di dichiarare, le mie avventure da tvblogger sono iniziate da un sito non ufficiale dedicato a 5uinto Potere, l’unico reality show impegnato della televisione italiana in onda nel 2004 su Fox Life. A curarlo era, appunto, la premiata ditta Paolini-Martone: ideatore lui, conduttrice lei, una coppia inossidabile nel lavoro come nella vita privata.
L’obiettivo di quel programma, che seguiva la vita da redazione di un gruppo di aspiranti producer, era quello di monitorare il dietro le quinte della confezione di un rotocalco. Dei ragazzi di belle speranze, già esperti di videomaking o con tanta voglia di imparare, venivano ripresi dal lunedì al venerdì, per due ore di diretta, nel vivo del loro stage televisivo. I telespettatori potevano, inoltre, vedere scampoli di backstage nella striscia di highlights quotidiana e, dulcis in fundo, il prodotto bello e finito: Quinto Potere Mag.
Pirati nasce come un tentativo di riscatto di quel desolante flop. Potendo disporre (si spera) di più budget e della visibilità di una rete generalista, il papà di Target ha deciso che non si butta via niente e che quel tipo di format poteva essere opportunamente riciclato. Così nasce un prodotto formalista sulla carta, come dev’essere la televisione nel credo estetico paoliniano, ma becero nella sostanza. Con la scusa di nobilitare il genere, i Pirati sono stati reclutati nei peggiori bassifondi della tv, riesumati dal portfolio proibito di Lele Mora, ripescati dall’oblio del post-reality. Dei sopravvissuti, insomma, che anziché rileggere acriticamente il gossip non vedono l’ora di ritornarne protagonisti.
C’è spazio per la bella Belen Rodriguez che è diventata famosa perché sta con un calciatore, per la bonona Natalia Bush che lo è diventata per puro c…aso, per Serena Garitta e Lisa Fusco, i due emblemi della favola di Telerentola alimentata dai reality show. Paolini avrebbe potuto ridare il pane a tanti professionisti ingiustamente emarginati dal piccolo schermo, ma in fondo sfruttare la visibilità delle starlette è l’unica carta da giocarsi con l’auditel.
C’è una sola scelta coerente con il suo passato da purista, quella del conduttore: non troppo inflazionato, con un suo perché visivo e di un certo carisma professionale. Vale a dire Marco Cocci, uno dei tanti belli e maledetti dello spettacolo italiano, impegnato dal fronte musicale a quello cinematografico e televisivo. Oltre a lui, c’è stato spazio per soli due reduci della propria creatura Quinto Potere: Francesca Guicciardini, dal cognome importante, e Antonio Barea De Luna, firma del settimanale A.
Tutto il resto è una calligraficamente perfetta intervista a Simona Ventura, con tanto di voce narrante di Desperate Housewives e abito nuziale, ma sottotono sul profilo dei contenuti. Una scontata intervista a Fabrizio Corona sul suo governo ideale, con tanto di Nina Moric ministro dell’ambiente. Un viaggio nelle tendenze d’oltreoceano, con occhio metà glamour e metà Iene. C’è un po’ di tutto, dagli aneddoti su Costantino in stile Lucignolo al video di Youtube targato Glob. Quel che manca è un’impronta che sia veramente inedita: persino i lanci veloci, le riprese effetto scheggia impazzita e uno sfondo monocolore ad confermare un budget ristretto sono rimasti uguali a se stessi e alla propria congelata cifra.
Quinto Potere Mag, il gemello di Pirati?