Glob, l’osceno sulla (ma senza) comunicazione
Alcuni giorni fa ci siamo occupati di Enrico Bertolino, delle incertezze che ruotano attorno alla sua comica professionalità. Che così comica non è. E nemmeno satirica, come nel caso di “Glob, l’osceno del villaggio” in onda ogni venerdì sera alle 23.45 su Raitre. In parole povere: questo piccolo rotocalco improntato sul mondo della comunicazione vuole
Alcuni giorni fa ci siamo occupati di Enrico Bertolino, delle incertezze che ruotano attorno alla sua comica professionalità. Che così comica non è. E nemmeno satirica, come nel caso di “Glob, l’osceno del villaggio” in onda ogni venerdì sera alle 23.45 su Raitre. In parole povere: questo piccolo rotocalco improntato sul mondo della comunicazione vuole essere un programma divertente, pungente e informativo e non è nessuna delle tre cose, nemmeno un po’.
Introdotto da una parentesi che sfoglia giornali virtuali e stampati alla ricerca di battute dell’ultimo minuto, la rubrica “No Glob” dà tutte le percezioni di una lunga televendita, letta dall’ennesimo schiavo del gobbo Bertolino con una velocità impossibile da seguire per uno spettatore di terza serata.
Nello studio, un pubblico che ride e applaude per mestiere fa da cornice ai molteplici momenti della trasmissione, come i servizi che raccolgono perle televisive della settimana, con e senza la collaborazione di “Blob” (idea molto originale!) e contributi da “risate a denti stretti” che vogliono fare ironia ora sulle first lady di oggi e di ieri, poi sulle graphic novel, poi sui manifesti elettorali e poi ancora sui pensieri degli statisti di ieri e di oggi. E non si ride, nè si sorride nemmeno una volta, nemmeno a volersi sforzare.
Tanti ospiti, dicevamo: dall’attore comico Alberto Patrucco che se la cantava e se la rideva pensando di essere particolarmente divertente, una splendida (lei sì, ironica) Natalia Aspesi, giornalista di “costume” italiano e internazionale, passando poi per Antonio Serra, celeberrimo autore di Nathan Never e l’attore Gigio Alberti. Funzione: dare informazioni enciclopediche, portare parte della loro vera o presunta ironia, lasciar fare battute imbarazzanti al conduttore.
Insomma: quando in tv si vuole far “tutto in uno”, spesso non si sta facendo niente. Anzi no, qualcosa sì: satira comoda e quel tipo di televisione che crea tutti i presupposti per parlare con il suo pubblico con un sito, numero di telefono, mail senza poi comunicare con esso. Ma solo con se stesso.