Parlare di tv. Botte da orbi sugli ascolti, e il resto?
Un nostro lettore ci scrive un pezzo che trovo decisamente interessante e a tratti largamentecondivisibile. Del resto, anche se condivisibile non fosse, essendo espresso in maniera pacata, è un punto di vista che ha tutti i diritti di essere divulgato, anche laddove può sembrare di critica a TvBlog e a chi ci lavora. Si cresce
Un nostro lettore ci scrive un pezzo che trovo decisamente interessante e a tratti largamentecondivisibile. Del resto, anche se condivisibile non fosse, essendo espresso in maniera pacata, è un punto di vista che ha tutti i diritti di essere divulgato, anche laddove può sembrare di critica a TvBlog e a chi ci lavora. Si cresce solo con le critiche, del resto. Il pezzo si colloca perfettamente in un filone che chiamai, tempo fa, Di cosa parliamo quando parliamo di televisione, citazione di carveriana memoria (Carver mi perdoni). Ecco, di cosa parliamo su TvBlog? Come mai ci si accanisce sugli ascolti di questo o quel programma? Che succede, veramente, quando si parla di televisione? La parola al nostro lettore. E a voi, ovviamente, nei commenti.
Parlare di tivù e parlare del tempo.
Parlare del tempo è sempre il modo più semplice e sicuro di cominciare una conversazione. ‘Piove’, ‘Non piove più’, ‘Dicono che farà bel tempo’, ‘Oggi fa più freddo di ieri’. Nulla di male in questo: il problema comincia quando c’è solo questo. Come minimo vuol dire che i due interlocutori non hanno nulla di dirsi. E se uno parla solo del tempo e continuamente, beh, probabile che gli si faccia il vuoto attorno.
Ora, qui su Tvblog è facile notare che le notizie o le recensioni sono seguite, se va bene, da qualche decina di commenti, di solito molto meno, ma che i post sui dati d’ascolto fanno centinaia, anche migliaia di messaggi, tutti interessanti e utili come una discussione sul tempo. Del resto le pagine degli spettacoli sui giornali sono più o meno fatte allo stesso modo: notizie e anticipazioni gentilmente fornite dagli interessati e dettagliate analisi dei dati d’ascolto, con ogni tanto uno scandalo o una denuncia o una polemica a interrompere la monotonia. In queste centinaia di post di commento ai dati d’ascolto una cosa è subito chiara: tutto il lavoro, tutto il pensiero, ce lo mette chi raccoglie e organizza i dati, lasciando ai commentatori il piacere di paragonare dati e cifre e percentuali, un lavoro che potrebbe fare tranquillamente una macchina.
Che succederebbe se i dati fossero falsi? o manipolati? di che si parlerebbe? Del resto si tratta di statistiche, estrapolate da un campione ridotto, perciò c’è un margine di errore, lo sanno tutti. Se un programma fa il 27,4 % di share e batte il programma rivale che ha fatto solo il 26,8 % che valore ha questa vittoria se il margine dichiarato di errore è del 3%? Che vuol dire vincere o perdere, per gli spettatori? Se anche i dati fossero assolutamente corretti quel 0.6 % in meno del programma perdente lo renderebbe meno divertente o interessante per quanti l’hanno visto? Vuol dire che hanno visto il programma ‘sbagliato’? La settimana dopo dovrebbero passare in massa a vedere un programma che non gli piace?
Non è mica come una partita di calcio in cui una squadra può dominare l’altra ma se prende tre pali e sbaglia un rigore mentre gli altri fanno un tiro in porta e segnano, beh, non ci sono cazzi, 1-0 e 3 punti in classifica. Ma che significa vincere la serata? Significa moltissimo per quanti non hanno gusti propri e hanno solo paura di essere isolati, di non sapere cosa ‘va’ e cosa ‘non va’. Cosa ne pensi? Aspetto di vedere il sondaggio. Lo compri questo libro? No, è solo quarto in classifica. Vieni a vedere il film? No, in America è stato un fiasco. Per chi voti? Per chi vince… Insomma, senza dati d’ascolto questa gente non avrebbe nulla di cui parlare e il sito si svuoterebbe di brutto…
Se poi uno pensa, invece che ai 7 milioni di persone che hanno visto un programma di successo, ai 53 milioni che non l’hanno visto, non gli piace, non sanno nemmeno che esiste – beh, allora tutto quel successo non fa davvero più molta impressione… Alcuni, poi, si fissano su una rete sola contro le altre. Tutti i programmi di quella rete piacciono a prescindere e vincono sempre, almeno finchè ci sono in mucchio di dati da confrontare (loro hanno fatto più pubblico ma noi più share, loro vincono perchè hanno sforato, mezzucci, noi andiamo forte fra i giovani…) e un programma è un flop solo se viene cancellato. Insomma, così uno continua a non avere ne’ gusti ne’ idee ne’ interessi suoi ma in modo diverso, ‘coerente’: una nullità coerente.
Si finisce comunque per parlare, applaudire, ammirare, programmi che non si vedono e che sono solo cifre in colonna da commentare. A meno che ci sia gente che passa serate (giornate intere!) a fare zapping furiosamente cercando di vedere tutto – che vita… Vivere il mondo di seconda mano, a distanza, come se fosse una notizia e non un’esperienza è una caratteristica fondamentale del mondo modeno: un programma televisivo è già una cosa di seconda mano, ora non lo si guarda nemmeno e si discute solo di quanta gente l’ha visto…
Per usare un termine difficile, questo si chiama ‘nichilismo’ e fa il paio con il grande, unico principio dell’ascolto televisivo italiano (e non solo) d’oggi: ‘SE NON TI PIACE CAMBIA CANALE’, cioè il modo sicuro per uccidere qualsiasi conversazione. Persone che non hanno gusti propri e capaci di ascoltare solo la propria voce comunicano fra di loro per mezzo di dati d’ascolti che potrebbero anche essere falsi ma che servono per sentirsi ‘vincitori’ e irridere gli altri, ‘perdenti’ che rosicano…
Insomma, questi chilometrici thread di commento sono degli scoraggianti deserti umani, dei vortici di solitudine e impotenza, tanto meschini da non fare nemmeno compassione. Esistono persone per cui i dati d’ascolto sono importanti: i dirigenti delle reti e quanti vi lavorano, per non parlare dei pubblicitari, cioè quelli per cui è stata inventata la rilevazione dei dati d’ascolto. Ma gli altri? Quelli che non decidono nulla ma parlano come se fossero loro a fare il bello e il cattivo tempo? Quelli che parlano in continuazione del tempo e una volta erano tenuti alla larga da tutti, trattati come scemi del villaggio? Ma oggi c’è Internet è si possono sentire vivi dicendoci che Tempesta d’Amore va forte e che Affari Tuoi ha vinto l’access time…
Vitaliano Caccia