Lipstick Jungle: se volete una donna con la gonna, cambiate canale
Tra le novità più attese presentate in questi giorni al Telefilm Festival c’è anche quello che da alcuni è stato definito l’erede di “Sex & the city”, grazie anche al nome che lega entrambi gli show, Candace Bushnell, che ne è anche produttrice: “Lipstick jungle” (presentato oggi alle 16 e di cui vi proponiamo una
Tra le novità più attese presentate in questi giorni al Telefilm Festival c’è anche quello che da alcuni è stato definito l’erede di “Sex & the city”, grazie anche al nome che lega entrambi gli show, Candace Bushnell, che ne è anche produttrice: “Lipstick jungle” (presentato oggi alle 16 e di cui vi proponiamo una gallery).
In onda sulla Nbc, ancora una volta in questo show tratto da un romanzo della Bushnell-come fu per le storie di Carrie & Co.- sono le donne le vere protagoniste, tre affermate business-women legate da una profonda amicizia, oltre che dal guardaroba che è già oggetto del desiderio da parte di milioni di americane.
La produttrice cinematografica Wendy Healy (Brooke Shields, “Laguna blu”), ottima nell’amministare il lavoro e un po’ meno la famiglia ed il marito in crisi; la direttrice di un giornale di moda ai vertici Nico Reilly (Kim Raver, la fidanzata di Jack Bauer in “24”) è alle prese con l’ambizione nel lavoro ed un marito che non la vede più come l’attraente donna che vorrebbe essere e la stilista in cerca di nuovi stimoli creativi Victory Ford (Lindsay Price, Janet in “Beverly Hills”) riusciranno ad occupare il posto lasciato vacante da Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda?
Le loro storie corrono su due binari: quello privato quello professionale, così come i loro atteggiamenti. Le tre protagoniste sono infatti affette da una sindrome di “mascolinizzazione sul lavoro”, e si ritrovano a dover a tutti i costi pensare, agire e comportarsi in ufficio come i loro colleghi maschi.
Ed a proposito degli uomini, possiamo dire tranquillamente che se le donne in “Lipstick jungle” sono ben delineate e affascinano, i personaggi maschili sembrano essere stati scritti per ultimi e di fretta, senza dar loro lo spessore degno di un personaggio da telefilm. Certamente la scelta è voluta, e serve a mettere in risalto il gentil sesso, ma questa divaricazione eccessiva di due mondi -va bene, l’abbiamo capito- così diversi era necessaria ancora nel 2008?
A mio parere, questo limite non fa altro che sminuire l’effettivo intento della serie, ovvero quello di mostrare, alla faccia dei manager e dei dirigenti che poco spazio lasciano loro, che le donne sanno fare bene, ed in alcuni casi anche meglio, il loro lavoro. Condivido appieno la sostanza, ma la la forma nella quale quest’idea è stata realizzata sa troppo di macchietistico e superato.
Eccoci allora ad assistere a donne grintose ma deboli, solari ma disperate, decise da sole, in un continuo tentativo di voler dare loro a tutti i costi un’umanità, come se noi telespettatori non fossimo al corrente della loro natura, ma che pare essere di moda negli States, se consideriamo le protagoniste di “Women’s murder club”, di cui parleremo domani.
A parte questo intoppo, comunque, “Lipstick jungle” si fa seguire con piacere: diverte, incanta per le scenografie ed i costumi, affascina per le protagoniste, ma non è di sicuro rivoluzionario come fu ai tempi “Sex & the city”. Ma forse siamo noi a sbagliare nel cercare un continuo paragone con l’altro show, e dovremmo cercare di seguirlo come la fresca novità che ha appassionato una media che oscilla tra i 5 ed i 6 milioni di telespettatori in America -tanto è bastato per confermarla l’anno prossimo-.