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LETTERA APERTISSIMA AI MOSTRI DI DINO RISI…

Avete visto le pagine dei giornali e i servizi e i film che le tv hanno dedicato al defunto Dino Risi. Compianto in morte, già compianto in vita perchè tutti sono, tutti siamo rimasti affezionati ai suoi lavori d’autore degli anni che vanno dai Cinquanta agli Ottanta, trent’anni di carriera. Ma soprattutto siamo rimasti soggiogati,

8 Giugno 2008 17:12

dino risti registaAvete visto le pagine dei giornali e i servizi e i film che le tv hanno dedicato al defunto Dino Risi. Compianto in morte, già compianto in vita perchè tutti sono, tutti siamo rimasti affezionati ai suoi lavori d’autore degli anni che vanno dai Cinquanta agli Ottanta, trent’anni di carriera. Ma soprattutto siamo rimasti soggiogati, rivedendoli in qualche ripresa tv, a “Poveri ma belli”, “Il sorpasso”, “Una vita difficile”. La memoria va agli anni Cinquanta- Sessanta, mentre già “In nome del popolo italiano” (su un clamoroso errore giudiziario) è del 1971 e il premiato, copiato in Usa, Profumo di donna” è del 1974.

Da lì in poi non è’ che manchino titoli significativi- e comunque minori tipo “Telefoni bianchi”, “Sono fotogenico” o “Tolgo il disturbo”- ma la vena non risulta essere più la stessa. Era cambiato Dino ma era cambiato anche il cinema, e con il cinema anche la tv che lo aveva invitato a girare storie e storielle che strizzavano l’occhio alle commedie leggere di un tempo (remake impossibile di “Poveri ma belli”) o tentavano di raccontare di ragazze prosperose (un telefilm con Monica Bellucci appena scesa dalle passerelle di moda e un altro sulle Miss Italia) o cercavano di rilanciare qualche gloria ormai sfiorente (“La ciociara” con Sophiona).

E’ strano ma le enciclopedie sulla tv in circolazione ignorano il nome di Dino Risi e delle sue eroine da piccolo schermo. Non so il perchè, o meglio lo so. La televisione viene spiegata al popolo attraverso titoli di programmi, nomi di persone, dirigenti, potenti, tipetti cult (si fa per dire), tipetto scandalosetti, generi, sottogeneri, format e sformati, e basta. Mentre sarebbe giusto percorrere altre strade nuove per rendere il meritato omaggio ai Giusti come Dino. Strade inventate che influenze. Prove d’autore che generano e vengono copiate.

Questa riflessione a bara calda la faccio perchè ho avuto una sfortuna sfacciata. Un paio di anni fa ho trascorso quattro ore della nostra vita (la sua e la mia) in esclusiva. Dovevamo andare e tornare da un teatro di Benevento dove avremmo dovuto parlare di Vittorio De Sica a partire da un mio libro, intitolato “Vittorio De Sica- Vitalità,passione e talento in un’Italia dolceamara”, edito da Ediesse e Rai-, oltre che presentare la copia restaurata di un film di Dino considerato minore, e invece molto interessante, intitolato “Un amore a Roma”, tratto da un romanzo di Ercole Patti.

In quelle quattro ore, senza farsi pregare e senza posa, Dino prese a raccontarmi per filo e per segno della sua vita e del suo cinema. Avessi avuto con me un registratore! Un racconto delizioso, appassionato, interessante, condito di intelligenza e di cattiveria. Ma non è su questo che voglio soffermarmi qui. Bensì su una riflessione che feci e che mi torna in mente adesso. Bisogna riscoprire senza posa la vitalità e la germinante forza della sensibilità inventiva di Dino. Quella che mi ha fatto venire la voglia di scrivere una lettera apertissima ai mostri del regista, ovviamente i “Mostri” con Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, 1963, giustamente famoso.

Dunque. Cari Mostri, ovunque voi siate, e sappiamo bene che siete fra noi, anzi che noi siamo fra voi. Se n’è andato il vostro e nostro Maestro. Un riconoscimento bisogna darlo a voi e al Maestro. Voi siete i veri Mostri della storia, e non i vari Frankenstein (compresa la versione di Mel Brooks), Dracula, King Kong, e chi più se li ricorda li metta pure. Lo siete perchè avete acceso un filone che ha cambiato i massmedia e ci cambia ogni momento che passa. Specie in tv.

Il piccolo schermo, anzi tutti i piccoli schermi, usurpano da anni l’Idea di Dino- generoso, mai gretto, franco e leale, mai dispettoso, incapace di cattiverie gratuite- e ce la servono in tutte le salse. Dai tg al varietà, dai talk show ai contenitori. Un esempio per introdurre il tema, tanto per intenderci. “Striscia la notizia” non solo non avrebbe una acclamata rubrica dedicata ai deformi o deformati o spaventosi del video, ma non potrebbe funzionare con i suoi servizi e persino con le sue Veline.

Veline che sono state il seme dal Velinario dove inzuppano la fregola del successo sia le Fanciulle in Fiore che le Tardone annaffiate dal Silicone (prima e poi tornano, vedrete). In questo senso “Striscia” esercita una lodevole continuazione della modellstica dei Mostri di risiana origine.
Sulla stessa via, vanno gli show darwiniani di Bonolis the Great Monster, le Iene, i Lucignoli, ma anche i conduttori alla Luca Giurato, alla Marzullo, alla Cocuzza, alla Costanzo, alla Biscardi, alla Augias, alla Baudo, eccetera.

I Mostri sono, come si è detto, ovunque. Alcuni sono tramontati altri sono a cavallo e galoppano con artriti e ictus in agguato (augurando che li possano sventare e… deliziarci ancora). Ed è lecito chiederci: cosa saremmo senza Mostri? Ne abbiamo bisogno. Alimentano i nostri occhi e sensi. Incoraggiano il nostro moralismo, perbenismo, senso comune; insomna, ci fanno un piacere perchè ci fanno sentire migliori di quel che siamo.

Sono sicuro che, cari Mostri doc, i Mostri di Risi, leggerete questa lettera dove siete e dove vi ha raggiunto il grande Dino che saluto di cuore. Come ci mancate veri Mostri non da laboratorio, vivi, vivaci, sinceri, carichi di fascino e di idee. Pezzi della nostra testa, della nostra carne, dell’Italia che reagiva, della gran commedia alla Balzac in cui in punta di piedi si era, è specializzato lui, Dino forever.

Mandate l’indirizzo, quando sarà il momento vi raggiungeremo. In nome della setta infinita dei Mostruosi, amanti del buon cinema e della buona tv (qual è?), il vostro rispettosissimo
ITALO MOSCATI