“Il cielo e la terra”: la religione in tv. Mai così credibile
“Il cielo e la terra” di Raitre, nella sua nuova serie che ha avuto inizio proprio ieri sera in seconda serata alle 23.45, è una delle più alte espressioni televisive del talk. Un programma solo apparentemente “religioso”, questo, dove sei rappresentati di confessioni diverse dibattono su temi chiave legati al significato della vita sulla Terra.
“Il cielo e la terra” di Raitre, nella sua nuova serie che ha avuto inizio proprio ieri sera in seconda serata alle 23.45, è una delle più alte espressioni televisive del talk. Un programma solo apparentemente “religioso”, questo, dove sei rappresentati di confessioni diverse dibattono su temi chiave legati al significato della vita sulla Terra. Una trasmissione che non univoca e dai toni “volemose bene” come “A Sua immagine” di Raiuno e decisamente più alta rispetto al conosciuto e vellutato “Senso della vita” di Bonolis.
Il presentatore è Giorgio Zanchini, giornalista Radio Rai che mette in imbarazzo per capacità di mediazione, un uomo che nel 2007 ha scritto un libro dal titolo “Quale cultura per quale mercato. Le pagine culturali italiane e anglosassoni tra mercato e gerarchie”, parole che rendono sommariamente l’idea del livello intellettivo del soggetto. Zanchini si destreggia tra le domande di tutti noi con grande capacità di sintesi e chiarezza. Ieri sera è stato affrontato egregiamente il tema della felicità, mentre nei prossimi tre speciali si discuterà di aldilà, male e anima. Gli stessi temi di “Uomini e Donne”, per intenderci.
Per stemperare il rischio di una deriva troppo elitaria-culturale, il programma propone interventi esterni della gente comune. Nel caso specifico di questo inizio di serie, il luogo oggetto di attenzione è stato un reparto maternità ospedaliero, il posto più consono per parlare di felicità in modo semplice e umano. Quando si punta tanto sul contenuto si ha sempre paura che l’estetica non ne possa godere per scarsità di mezzi, e invece no. Lo studio, moderno ed essenziale, valorizza il prodotto a tal punto da far risultare la complessità degli interventi più godibile, il ragionamento notturno più piacevole. E le inquadrature ai suoi protagonisti anche leggermente affascinante.
La formula vincente è data anche dalla firma autorale di Simona Ercolani e dagli ospiti in studio: il prete cattolico Ermenegildo Manicardi, il pastore valdese Daniele Garrone, il rabbino Benedetto Carucci Viterbi, l’imam Yahya Pallavicini, il monaco buddista zen Jiso Forzani e il filosofo ateo Maurizio Ferraris, sei presenze fisse del programma.
Pensate: nessuna percezione di esibizionismo egocentrico, dialoghi costruttivi con una chiave di lettura finale accomunante, nessun litigio, contrasti chiari e tolleranti. I media, in genere, non sono abituati a raccontarci il volto credibile della religione. “Il cielo e la terra” ci invita ad accogliere la pluralità di punti di vista e percorsi di fede (anche non religiosa) con sobrietà e rispetto. Due termini che suonano come una bestemmia nei contenuti della televisione contemporanea.