Petruccioli su Saccà raggela il Roma Fiction Fest
Claudio Petruccioli, con il suo intervento nell’ambito dell’incontro sul futuro della fiction in Italia, ha decisamente raffreddato la platea del Roma Fiction Fest. Ecco alcuni estratti del discorso: […] il problema non è solo della RAI. Se la classe dirigente e l’opinione pubblica di questo Paese si rendessero conto che le vicende, le difficoltà, le
Claudio Petruccioli, con il suo intervento nell’ambito dell’incontro sul futuro della fiction in Italia, ha decisamente raffreddato la platea del Roma Fiction Fest. Ecco alcuni estratti del discorso:
[…] il problema non è solo della RAI. Se la classe dirigente e l’opinione pubblica di questo Paese si rendessero conto che le vicende, le difficoltà, le esperienze della televisione, del servizio pubblico in particolare sono una favola che narra anche di loro, la riflessione dovrebbe essere ben più ampia e sconvolgente […]
Si riferisce al Paese in generale, Petruccioli, e poi all’ormai famigerato caso-intercettazioni, e usa, visto che si parla di fiction, le metafore del medical.
A insaputa del paziente è stata fatta una TAC. In modo truffaldino, comunque arbitrario, ne è stata data diffusione pubblica. La RAI in quanto parte offesa ne ha avuto copia da coloro che l’hanno originariamente ordinata e raccolta (la procura di Napoli); in modo, quindi, del tutto corretto e trasparente.
E poi, proseguendo nella metafora, affonda, parlando di ciò che questa TAC ha rilevato:
[…] è un agente patogeno che, se ignorato e lasciato proliferare senza contrasto, darebbe luogo ad un endemico stato infettivo e – probabilmente – al degrado dell’intero organismo. […] nell’interesse dell’azienda, del servizio che essa è chiamata a rendere, di coloro che lavorano dentro e intorno ad essa, si deve assolutamente intervenire, impedire a quell’agente di continuare a fare danno
Nonostante la metafora, le parole di Petruccioli sono fin troppo chiare.
Ammette, il presidente uscente della RAI, che la questione delle telefonate-segnalazione sono all’ordine del giorno, ma non può ammettere che questo vada in qualche modo a scapito della qualità. E noi, lasciatecelo dire, siamo con lui. Perché, sì, forse si fa sempre così. Forse si è sempre fatto così, ma in qualche modo, da qualche parte, bisognerebbe cominciare a cambiare.
Far finta di niente vorrebbe dire che quanto è squadernato sotto gli occhi di tutti viene accettato come normale; di conseguenza, meccanismi, comportamenti, scelte, attese devianti diventerebbero la regola, dominerebbero il metabolismo generale. Sarebbe la fine della RAI, servizio pubblico e azienda.