Roma Fiction Fest – Visti per voi – I segreti dell’Isola di Koré
Bisogna ammettere che I segreti dell’Isola di Koré ha un titolo un po’ respingente (forse era meglio l’originale, La tomba dei giganti, di cui si trova ancora traccia nell’url del sito ufficiale?). Ma è necessario, per giudicare, lasciar da parte le apparenze e osservare.Tanto per cominciare, bisogna sottolineare una cosa: in Albatross sanno fare le
Bisogna ammettere che I segreti dell’Isola di Koré ha un titolo un po’ respingente (forse era meglio l’originale, La tomba dei giganti, di cui si trova ancora traccia nell’url del sito ufficiale?). Ma è necessario, per giudicare, lasciar da parte le apparenze e osservare.
Tanto per cominciare, bisogna sottolineare una cosa: in Albatross sanno fare le presentazioni – ah, la magica arte del pitching. Bisognerebbe studiarla di più, in Italia – e sanno fare i trailer. Il promo che si è visto al Roma Fiction Fest funziona, intriga, interessa. Che altro serve per una buona presentazione?
I segreti dell’Isola di Koré è un tentativo di aprire a un genere un po’ misconosciuto nell’Italia contemporanea: il mistery. Si cita, in sala – con indubbio piacere da parte del sottoscritto – un cult italiano di un bel po’ di tempo fa: Il segno del comando.
Si assiste a uno scontro fra il razionale – rappresentato dal personaggio di Adriano Giannini (il commissario Vasco Brandi) – e l’irrazionale che in qualche modo si fa strada nell’animo di Romina Mondello (che interpreta Maria Grimaldi), nella suggestiva cornice di un’isola che non riesce più a vivere del suo lavoro, che ha perso i suoi giovani, che ha perso il suo rapporto col mare, sulla quale incombe una maledizione, una leggenda. Il tutto inizierebbe con un’aria di festa – l’imminente matrimonio di Maria – che però viene guastata da un fatto di sangue.
Si sottolinea in sala che c’è un’aria cinematografica nel trailer. La cosa, lasciatemelo dire, mi fa un po’ sorridere. Perché da una fiction moderna non ci si può che aspettare un’aria cinematografica. E’ il minimo dello sforzo. E il minimo dello sforzo, l’aria cinematografica, qui c’è, è evidente, dalle scelte narrative a quelle registiche (la regia è firmata da Ricky Tognazzi), e non c’è neanche bisogno di sottolinearla. O forse sì, visto che altrove manca completamente.
Il produttore, Alessandro Jacchia, si inserisce in qualche modo in un dibattito che aleggia da tempo, sullo stato dell’arte e della fiction italiana – e che da tempo si palesa anche qui su TvBlog. In merito, stiamo preparando una bella sorpresa per lettori e addetti ai lavori -, sull’adattamento di format stranieri, sul fatto che in Italia c’è molto da dire. E afferma: riteniamo di poter essere fornitori di prototipi.
Cosa di cui ci auguriamo tutti: lo sguardo al mercato estero è ormai essenziale e fin troppo spesso trascurato.
Ce lo auguriamo, così come ci auguriamo che la miniserie “I segreti dell’Isola di Koré” (4 puntate da 100′ l’una che andranno in onda su Canale5) riesca a mantenere le aspettative che derivano dalla visione del trailer e dalla presentazione.