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LETTERA APERTISSIMA A FUNARI, DOVE SEI?

Scrivo sull’onda delle emozioni. Lo confesso. L’emozione per la morte di Gianfranco Funari è sincera; ma è sobria, spero onesta, spero equilibrata, spero profonda. Però sento che rischia di essere soverchiata dalla, anzi dalle emozioni. Dei funerali. Li ho visti passare nelle tv. Questi funerali saturi di vacue preci. Uno dopo l’altro. Giornalisti per i

12 Luglio 2008 19:03

Gianfranco FunariScrivo sull’onda delle emozioni. Lo confesso. L’emozione per la morte di Gianfranco Funari è sincera; ma è sobria, spero onesta, spero equilibrata, spero profonda. Però sento che rischia di essere soverchiata dalla, anzi dalle emozioni. Dei funerali.
Li ho visti passare nelle tv. Questi funerali saturi di vacue preci.
Uno dopo l’altro. Giornalisti per i quali una morte di una star (della tv, del cinema, della cultura, della cronaca nera) è uguale a tutte le altre, mette in moto il vocabolario delle ovvietà.

Conduttori televisivi che hanno fino all’ultimo temuto la concorrenza della bocca più aperta, e sguaiata delle tv, e che si incipriano i pochi o molti capelli che hanno con le ceneri di Gianfranco (sarà cremato?). Dirigenti delle tv che in qualche caso lo hanno aiutato agli inizi e poi lo hanno abbandonato, e che (salvo i più veri e riservati dirigenti specie della Rai) adesso piangono lacrime di coriandoli sulla bara mediatica.Esperti e mediologi che ieri lo stigmatizzavano, lo affettavano, ne facevano salciccia e mortadella, e che oggi con l’occhio gravido di sperma commozionale danno prova di erezioni d’elogio che lasciano, anche in questo caso, a bocca aperta. Testimoni di geova della ipocrisia e soprattutto della incompetenza sempre mediatica, che alzano cachinni al cielo: come faremo senza il profeta dell’apocalisse show (che tutti bocciarono?), che sarà di noi?

Ma i più patetici- critici, opinionisti, presenzialisti a getto continuo che come il Gastone di Petrolini conservano il Tone ma non si attaccano alla cannella del gas- sono tutti coloro che la mettono in politica. Presentano in punta di lingua Funari (non lo dicono apertamente) come Grillo convertito alla rissa verbale e alle denunce; come lo scopritore e lanciatore della politica dal basso, dell’uso democratico del megafono misurabile a pollici, prima e meglio di Travaglio, Guzzanti Lei, Di Pietro e altri urlatori di piazza e di cortile; come sindacalista del pubblico brado, come populista a gettoni, le mani gesticolanti e la voce roca, le idee prese al volo, cotte e decotte nella improvvisazione nel pellegrinaggio ramingo nelle tv private o privatissime, dopo le censure e le cancellazioni delle Emittenti di tutte le Maestà che oggi, nell’ora della sua morte, amen, lo osannano, lo incensano, si inginocchiano.

Ho incontrato e parlato al telefono a lungo con Funari un paio di anni fa. Ci dicemmo con franchezza che non la pensavano allo stesso modo su certi modi di fare e parlare la tv. Il riconoscimento fu reciproco. Non avevamo nulla da recriminare. Solo ci piaceva svelarci che la cosa migliore, in termini di tv, è cercare la differenza. Ognuno dandosi una regola, una linea di condotta. Lui era per la voce grossa, la battuta o battutaccia, il gesto plebeo.

Io – che amo quelli dell’avanspettacolo, del varietà, del cabaret, suoi territori- preferivo e preferiscono i toni variati, l’armonia tra acuti e bassi, insomma la parola che cerca una sua dimensione e non unica. Anche se applaudita da un pubblico che poi ti tradisce e va verso il peggio; o dai falsi elogiatori che sorreggono sulle spalle delle loro falsità una bara che non c’è, e che merita altre spalle, quelle delle donne ad esempio che lo hanno amato.

Ricordo una sua intervista sul coma, che si ritrova in “Viziati 2″. Parlava del tunnel della morte in cui si era trovato e da cui era uscito, contrariamente a quando è accaduto oggi. Parlava tranquillo. Descriveva il tunnel come una nuvola, come quando un aereo in volo s’infila in banco di cirri e va nonostante gli urti e le scosse. Quelle parole e quel racconto mi sono rimaste negli occhi. Più di certe sue sguaiataggi, più di facezie buttate lì, più di palleggiamenti polemici (strumentali?) con i politici mediocri che cercavano in lui e nelle sue trasmissioni un pizzico apparenza tracotante.
Gianfranco sei uscito dal tunnel e il volo si è concluso. Ti vedremo a gogo sui canali. Ti faranno a pezzi, schegge o blob o supervarietè.Non ti preoccupare. C”è ancora gente capace di avere pensieri su di e sul tuo lavoro depurati dalle corone di fiori e dai suoni macabri dei tanti organi presenzialisti, presenzialisti anche adesso che sei morto. Ma sei morto davvero?
Saluti onesti, Italo