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Di cosa parliamo quando parliamo di fiction italiana /4

Proseguiamo nel piccolo dibattito che coinvolge lettori interessati all’argomento e addetti ai lavori – che ringraziamo per il loro prezioso contributo – a proposito dello stato dell’arte della fiction in Italia. Pubblico qui un intervento di Raffaele Napoli, editor per Mediaset. A seguire, nei prossimi giorni cercherò di fare il punto di quanto detto fin

24 Luglio 2008 13:15


Proseguiamo nel piccolo dibattito che coinvolge lettori interessati all’argomento e addetti ai lavori – che ringraziamo per il loro prezioso contributo – a proposito dello stato dell’arte della fiction in Italia. Pubblico qui un intervento di Raffaele Napoli, editor per Mediaset. A seguire, nei prossimi giorni cercherò di fare il punto di quanto detto fin qui e di lanciare una piccola provocazione, per provare a alimentare ulteriormente una discussione che sembra essere molto costruttiva: si parla, infatti, di metodo, e con persone che conoscono bene sia la realtà italiana sia quella straniera – il modello americano e quello spagnolo su tutti. Grazie, a chi ci legge e a chi ci scrive in merito. Malaparte

Vorrei dare il mio piccolo contributo al dibattito rispondendo all’intervento di Cristiana Farina per quel che riguarda la ficition Mediaset, dove collaboro come editor.

Concordo in tutto e per tutto con le sue osservazioni circa il modello produttivo (e come me parecchi miei colleghi). E aggiungo che tale modello è ben noto anche ai dirigenti che potrebbero cambiare le cose, non foss’altro perché con la Spagna ci sono proficui scambi e collaborazioni, essendo Telecinco della stessa Mediaset, come pure avviene con Antena 3, in cui lavorano dirigenti italiani visto che è della De Agostini.

Il punto fondamentale che impedisce, almeno per ora, l’adozione del modello spagnolo all’italia è l’atteggiamento del palinsesto, nella fattispecie di Canale 5.

Mentre in Spagna gli slot di palinsesto sono molto precisi e soprattutto fissi, per cui si è sicuri di produrre per quella data stabilita, quello specifico giorno e fascia oraria con largo anticipo, in Italia non esiste palinsesto più ballerino di quello di Canale 5.

La fiction è considerata magazzino da sfruttare come e quando si vuole, cambiandone il giorno di programmazione, il numero di episodi trasmessi di volta in volta, spesso programmando più appuntamenti settimanali a seconda delle esigenze di controprogrammazione. Tutto ciò si traduce nell’impossibilità di adottare uno schema di produzione di episodi in corsa: bisogna fare magazzino affinche si possa attingere come e quando si vuole.

Finché si continuerà a produrre solo per Canale 5 la situazione è questa. Addirittura, il fatto che questi spostamenti continui irritino i telespettatori è considerato un male minore. L’importante è far quadrare i conti all fine del periodo di garanzia. Spiace dirlo, ma alla fine quei conti quadrano, quasi sempre. Per cui, a livello economico a nessuno interessa cambiare questo stato di cose.

Alrtro elemento che impesisce la produzione limitata di episodi è il classico atteggiamento del meglio un uovo oggi… adottato da committenti e produttori indipendenti. Cioè, se tu provi a spiegare loro il modello produttivo spagnolo quelli si spaventano a morte, perché per loro è uno spreco di denaro non sfruttare la possibilità di fare un piano di lavorazione spalamato su ttuta la serie piuttosto che su soli 4-5 episodi per volta.

Esempio: se in quei quattro episodi c’è da usare Cucina Pippo, che però sta anche negli episodi 13-15-21-22, per loro significa uno spreco di soldi non ottimizzare i costi girando anche quelle scene. Vagli a spiegare che se poi la serie non ha successo quei soldi li hanno buttati in maniera ancora più cospicua. Meglio l’uovo oggi, appuntio.

La situazione secondo me si potrà sbloccare solo producendo per più broadcaster o per più canali dello stesso (Italia 1, ad esempio). Non dimentichiamo che la Spagna è arrivata dove arrivata perché i network che producono sono ben 5 e si fanno una agguerrita concorrenza: TVE1, Telecinco, Antena 3, Quatro e La sexta.

Da noi si produce solo per Canale 5 e Rai 1 (e in misura minore Rai due).

Difficile che in questo panorama le cose possano cambiare veramente nella direzione auspicata da Cristiana (e da me).