Vacanze D’Italia di Raitre: fare scuola a Lucignolo (e viceversa)
“Vacanze D’Italia” di Raitre, andato in onda ieri primo settembre, si è dimostrato (in modo poco prevedibile) un documentario emozionante. Commovente come un vecchio film di Fantozzi, dove la crudezza più palesata dell’uomo medio italiano viene sfacciatamente snocciolata al pubblico così com’è, senza filtri. Un romanzo dai tratti talvolta profondi, altre volte superficiali: come tutti
“Vacanze D’Italia” di Raitre, andato in onda ieri primo settembre, si è dimostrato (in modo poco prevedibile) un documentario emozionante. Commovente come un vecchio film di Fantozzi, dove la crudezza più palesata dell’uomo medio italiano viene sfacciatamente snocciolata al pubblico così com’è, senza filtri. Un romanzo dai tratti talvolta profondi, altre volte superficiali: come tutti noi e come tutte le nostre contraddizioni. Sono 12 le storie raccontate da Domenico Iannacone, Andrea Salvadore e Nicola Sassano. Alcune per fare mucchio, altre fondamentali e da non dimenticare.
Il ricco gioielliere in Costa Smeralda, l’animazione in una spiaggia romagnola, una poverissima famiglia di Napoli (la più bella di tutte), la doppiezza tra migrazione e turismo ricco a Lampedusa, i tratti controversi di una Padova “in balia” degli spacciatori. E poi un campo Rom a Roma, un piccolo passaggio al campo di allenamento in Trentino Alto Adige pre Campionato della Fiorentina con i suoi tifosi (fin troppo) appassionati, un piccolo passaggio a San Vincenzo La Costa in Calabria per la piccola ma importante festa patronale.
Ma anche ritratti più popolari e commercialmente intriganti, come lo sguardo ad un villaggio nudista a Capo Rizzuto in Calabria, un significativo documentario della vita dei ragazzi che amano il raggae (e non solo) al Rototom Sunsplash a Osoppo in provincia di Udine e per finire, la versione sfortunata di Miss Maglietta Bagnata a San Felice Circeo in provincia di Latina.
Le storie, raccolte dall’1 al 15 luglio in giro per l’Italia e commentate dalla voce fintamente sprezzante di Sergio Fiorentini sono state capaci di scavare con naturalezza e senza forzature la bruttezza e la straordinarietà dell’essere italiani in tutte le sue sfaccettature.
Facendo forse a volte un po’ il giochetto di Lucignolo. Donando però qualità, commozione e risate sincere che solo la verità, e non la verità posizionata ad hoc per un obiettivo diverso dall’arricchimento umano, era tutta lì, imprigionata nella pellicola e viva. Dannatamente viva. Complimenti.