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Italia 1: “Primo e Ultimo” – La recensione

11 settembre 2008: altro quiz, altra corsa. Calma, niente entusiasmi. “Primo e Ultimo“, il nuovo game presentato sia nel format originale che nella sua scheda di presentazione della versione italiana, è il Teo Mammucari show. Ciccio Graziani e Melissa Satta hanno accettato il ruolo di bersaglio umano: cosa strana per due vip (?) che sono

di aleali
12 Settembre 2008 08:29

Primo e ultimo11 settembre 2008: altro quiz, altra corsa. Calma, niente entusiasmi. “Primo e Ultimo“, il nuovo game presentato sia nel format originale che nella sua scheda di presentazione della versione italiana, è il Teo Mammucari show.

Ciccio Graziani e Melissa Satta hanno accettato il ruolo di bersaglio umano: cosa strana per due vip (?) che sono notoriamente conosciuti per i loro caratteri non proprio facilissimi. Quindi perfetti per la derisione, perfetti per il gioco delle parti cucito con ottimi margini di improvvisazione da Teo. Per questo si ride, per questo ci si diverte. Il game è reso secondario, nonostante i suoi molteplici punti di interesse.

Il primo gioco dal titolo “Non ho l’età” chiedeva agli 11 protagonisti iniziali di trovare tra altrettante ragazze in bikini (in linea con i must di rete) quelle con un età compresa tra i 19 e i 35 anni, senza mai beccare i due estremi, pena l’eliminazione. Fin dall’inizio si nota una certa lentezza nel ritmo e nei tempi scenici, ancora da rodare nonostante fosse una una puntata registrata. Non si capisce chi è salvo, le ragazze non hanno un numero che le renda facilmente individuabili. Ma si scorge già uno degli elementi intriganti del gioco: non esistono turni, non esistono margini fissi. Il concorrente che alza la mano e si offre per rispondere in un meccanismo logico funzionante è paesano, ma nuovo, finalmente.

Il secondo gioco con i 9 rimasti è ancora di matrice sessuale: “Quante volte al mese?“. Interpellati i fidanzati (che noioso discrimine, e se uno è single?) di ogni concorrente, dovevano dichiarare l’attività copulativa mensile di coppia. Chi fa più sesso e chi ne fa meno, eliminati. Tema delicato, ma intrigante, presentato in modo accogliente da Mammucari, che sedendosi in mezzo alle signore del pubblico ha rilevato un vero dramma italiano: donne che per anzianità o altri motivi non fanno sesso da più di 10 anni. Ne avevate mai sentito parlare con leggerezza in tv?

Mentre la Satta tiene il sexy tubino nero con i gomiti per evitare che cada tutto, girando le spalle alla telecamera una volta ogni due, lentamente si arriva al gioco delle città. Ognuno dei 7 concorrenti deve dirne una (a caso, quella che preferisce) cercando di non individuare quella più sicura o quella meno sicura (secondo una statistica) rispetto ai suoi avversarsi. I margini di ampiezza e la libertà di poter dire una città qualsiasi è ancora una volta un cenno di novità importante. Plauso agli autori: Manolo Bernardo, Antonio Miglietta e Cristiano Strambi.

Ed ecco uno dei giochi più intriganti della trasmissione: “W la mamma“. I 5 in gioco devono chiamare la madre (o chi per essa) e chiederle di richiamare un numero, sperando che non chiamino né per prime né per ultime. L’elemento che evita problemi di banalizzazione è che questo numero viene reso occupato per un tempo variabile da una telefonata vip (in questo caso all’ironico Bobo Vieri) per fare in modo che tutto risulti ancora più casuale. Ottimo.

Rimangono in tre. Nel gioco finale viene chiesto di compilare un assegno, che proclamerà vincitore chi propone la cifra da vincere media delle tre proposte. Senza margini in ampiezza. Nonostante il meccanismo di gioco permetta di mantenersi sempre su cifre modeste (a meno che non si mettano d’accordo), il gioco rimane affascinante anche se dovrebbe essere strutturato in modo più ricco e tensivo per non bruciarlo, per esempio utilizzando una lavagna computerizzata dove viene mostrata la cifra mentre viene scritta partendo dai centesimi.

Un game come “Primo e Ultimo” si dimostra innovativo non perdendo il gusto per un certo modo di fare tv e i quiz che appartiene al passato, perché privo di schemi troppo rigidi (basti pensare ai giochi a premi de “La Corrida” per avere un metro abbastanza simile di paragone). Ha persino i connotati per essere un simpatico preserale da mettere in onda nei fine settimana.

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