Carràmba che fortuna 2008 – La recensione
“Carramba che fortuna!“, un’edizione del 2008 che pareva una vecchia vhs primi anni ’90 (fine anni ’80?) messa lì per provare un po’ di nostalgia. Un programma in diretta che sembrava registrato tanto erano nette e poco incollate le lunghissime e poco numerose fasi della puntata: l’esibizione canora, la lotteria, la sorpresa, la lotteria, l’esibizione
“Carramba che fortuna!“, un’edizione del 2008 che pareva una vecchia vhs primi anni ’90 (fine anni ’80?) messa lì per provare un po’ di nostalgia. Un programma in diretta che sembrava registrato tanto erano nette e poco incollate le lunghissime e poco numerose fasi della puntata: l’esibizione canora, la lotteria, la sorpresa, la lotteria, l’esibizione canora, la lotteria, l’ospite famoso che incontra la fan, la lotteria. Tutto lì, come sempre.
L’abbraccio iniziale al suo pubblico (commosso) di una donna come Raffaella Carrà che non ha più voglia di voler risultare fresca e giovanile: ha portato su quel palco la sua inimitabile professionalità, una verve che non ha eguali e tanto basta. Uno studio specchiato che dà una sensazione quasi claustrofobica, i 40 Carramba Boys che hanno i canoni estetici di un decennio fa e la spontaneità di Raffaella nell’ammettere di avere meno problemi economici di chi al telefono vince cifre da capogiro. Meraviglia.
La Carrà ha un playback inimitabile, legge il gobbo senza quasi spostare gli occhi dal suo pubblico, ha un modo di approcciarsi alle telecamere talmente potente da non aver bisogno di grandi peripezie registiche. E tutto il resto diventa magia: il papà ritrovato con il parrucchino, le mille canzoncine dei ragazzoni che cantano alla “Boncompagni maniera” (esibitosi personalmente in una volutamente raggelante parodia di Eva), i lunghissimi sketch del solito (bravo, eh) Panariello e la passione umana del grande Renato Zero. Magia pura.
La fortuna raccontata dai vip e dai grandi professionisti dei media che arriva dallo studio in diretta al comune pubblico italiano, in un contenitore di qualità televisiva prestigioso e irraggiungibile. Come la tv dovrebbe essere, sempre.