Anna e i Cinque: una bolla di sapone tenuta in vita dall’ottimo cast (in primis da Riccardo Garrone)
Sulla commedia in tv ci sono due scuole di pensiero. Quella di chi “per carità, vivaddio c’è Distretto di Polizia”. E quella di chi va pazzo per I Cesaroni. Anna e i Cinque (in onda questa sera e domani su Canale 5) si pone in una posizione difficilmente catalogabile. Di comicità all’italiana ne ha ben
Sulla commedia in tv ci sono due scuole di pensiero. Quella di chi “per carità, vivaddio c’è Distretto di Polizia”. E quella di chi va pazzo per I Cesaroni. Anna e i Cinque (in onda questa sera e domani su Canale 5) si pone in una posizione difficilmente catalogabile. Di comicità all’italiana ne ha ben poca e difende con più orgoglio la matrice d’importazione. In una Milano rarefatta, elevata a scenario di fiaba, prende vita la prima rincorsa italica alla romantic comedy anglo-americana (anche se il format è bizzarramente spagnolo). Dopotutto, se Pretty Woman e Mary Poppins fanno il tutto esaurito all’ennesimo passaggio, perché non provarci anche noi?
Da un punto di vista strettamente tecnico l’esito è indubbiamente grossolano, come rilevò Malaparte nell’anteprima. A contribuire all’effetto bolla di sapone è un’effetto di dissolvenza cromatica, a cui si aggiunge un missaggio audio infelice. Molte le scene ridoppiate, scarso il ritmo narrativo. Ed è davvero un peccato, perché personalmente – dopo che a Tv Talk l’hanno tacciata di inattendibilità e tutti i critici l’hanno massacrata – mi sento di spezzare una lancia a suo favore. Anna e i Cinque sconta il titolo di apripista di un genere meno facile del previsto. Non ha, infatti, nulla a che vedere con le miniserie buoniste di RaiUno e cerca un proprio filone sentimentale tutto giocato sull’ironia della protagonista.
Non poteva che essere Sabrina Ferilli la doppia anima di questa serie: da una parte sex-symbol mozzafiato, dall’altra donna angelica da non lasciarsi scappare in una Milano tutta presa dagli affari e dal cinismo. Pur con qualche indulgenza di troppo alla burinità, riesce ancora una volta a incarnare il valore del calore umano e della semplicità senza sfociare nella retorica. Non fa sganasciare come La Tata dell’omonima sitcom né ti elargisce pedagogia moderna come Tata Lucia. A una come lei, semplicemente, ti ci affezioni subito, senza riserve.
D’altra parte, qualche volta, si corre il rischio della surrealtà, tra un Franco Castellano che pare ereditare la parte di magnaccio de Il Sangue e la Rosa e un Raul Cremona troppo datato nelle vesti di artista squattrinato. Se la componente del night club è quella più debole in termini di credibilità, diventa funzionale alla duplice identità della trama. Va riconosciuto che la scena in cui la Ferilli si esibisce sulle note della new version di Get the Party Started ha un forte impatto scenico sullo spettatore, che si sveglia dal torpore delle ninne nanne per catapultarsi in suggestioni da Moulin Rouge.
E poi va tributato un plauso al magistrale Riccardo Garrone, che torna sul video con un’interpretazione riuscitissima, la migliore dell’intera serie. Il suo nonnetto infoiato, contraltare di un figlio troppo ingessato, insegna quanto sia preziosa la vitalità della terza età, specie in nuclei familiari oppressi dalla routine e dal gelo affettivo. Per non parlare di Jane Alexander, perfetta nel ruolo della stronza come sempre ma con un occhio all’arrivismo contemporaneo. Lo stesso Pierre Cosso, con i suoi silenzi e un doppiaggio stentato, è anonimo quanto basta per un uomo d’affari dalle aspirazioni esterofile.
Alla fine della fiera, insomma, Anna e i Cinque si fa perdonare qualche difetto di forma grazie alla commistione di evasione e buon gusto. Perché qui tutti, dalla servitù piena di riconosciuti caratteristi ai bambini interpretati da promettenti facce nuove, sono messi nelle condizioni di recitare sul serio. Non come in casa Janus, per intenderci.
Anna e i cinque, la nuova fiction con Sabrina Ferilli (foto di Pier Francesco Bruni)