Filippa Lagerback contro la tv italiana. Anziché dire grazie
Una delle presenze televisive più inspiegabili (e inspiegate) dello star system nostrano è l’ex modella svedese Filippa Lagerback. In bella vista a Che Tempo che fa, indossa a tutti gli effetti, o almeno in teoria, i panni della co-conduttrice dopo aver smesso quelli da calendar girl. Compita ed educata come il galateo da salotto richiede,
Una delle presenze televisive più inspiegabili (e inspiegate) dello star system nostrano è l’ex modella svedese Filippa Lagerback. In bella vista a Che Tempo che fa, indossa a tutti gli effetti, o almeno in teoria, i panni della co-conduttrice dopo aver smesso quelli da calendar girl. Compita ed educata come il galateo da salotto richiede, la fortunata erede di Ilary Blasi, a cui è subentrata per una provvidenziale maternità mediatica, è stata denominata dalla stampa “musa ispiratrice” di Fabio Fazio nonchè sua fidata spalla.
Appellativi decisamente pretenziosi, se il ruolo della novella primadonna è meno determinante di quello di una (seppur bella) statuina di cera. Ora lei, anziché ringraziare chi l’ha lasciata al suo posto, spara a zero sulla tv italiana perché non rispetterebbe la dignità della donna. Lo fa in un’intervista su Novella 2000, per molti versi contradditoria visto che spazia dal pregiudizio maschilista (che a quanto pare, però, riguarda lei e non molte altre colleghe ben più affermate) alla sua dipendenza dagli autori per quello che dice in trasmissione:
“In Italia puoi fare solo la valletta, all’inizio. In Svezia le vallette non esistono. O conduci un programma o niente. Le donne svedesi sono super emancipate. Nessuno si permetterebbe di fare commenti sulle tue gambe. Da noi conta solo il cervello. Da Fazio ho imparato tanto. Il mio ruolo è piccolo, ma lo sapevo fin dall’inizio. E il mondo della tv è fatto così. Una lascia, l’altra entra. Comunque gli autori mi preparano sempre qualcosa da dire. E mano male. Altrimenti avrei presentato Marco Tronchetti Provera non come presidente Pirelli o manager, ma solo come il signore Afef”.
Il successivo motivo di polemica riguarda Superboll, il quiz flop di Fiorello a cui partecipò su Canale 5. Allora la Lagerback era conosciuta unicamente come modella mozzafiato e non per particolari meriti intellettuali. Ebbene, ora si lamenta del fatto che in quell’occasione le prime misure prese dalla sarta furono quelle delle chiappe, vale a dire dalla vita in giù, perché avrebbe indossato solo minigonne inguinali. Lei si oppose, perché rispetto al calendario era “obbligata” a mettersi a nudo e non “consenziente”.
Quando le chiedono chi è il suo modello di conduttrice non ha dubbi e rilancia in modo furbo, candidandosi a neo-assunta dell’agenzia interinale di RaiDue:
“Io preferisco lo stile di Simona Ventura a quello di Raffaella Carrà, che per voi è un mito. Anche se ho capito che in Italia il tran tran televisivo si basa sulla ripetizione. Ci sono sempre le stesse facce, non si dà spazio ai giovani. In Svezia, per esempio, Ballando sul ghiaccio l’hanno affidato a due conduttrici trentenni”.
Qualcuno ragiona in grande e ha pretese di prime time? Il fascino sicuramente nordico e dal sapore mitteleuropeo della Lagerback l’ha candidata a percorrere l’analogo cammino intrapreso da qualche anno da un’altra showgirl straniera, Natasha Stefanenko, ma con esiti e carisma decisamente differenti. Quest’ultima, infatti, si misura con autentica competenza e padronanza della scena nel mondo dello spettacolo, prestando il proprio volto alla fiction di qualità ma non disdegnando la sperimentazione di nuovi linguaggi sul satellite.
La Lagerback, invece, dopo il debutto come valletta stile Ela Weber, si è rilanciata a stento come presentatrice solista in contesti di nicchia, vedi il Circo di Raitre o il seppur validissimo programma di Fazio, a cui il suo apporto risulta tuttavia irrisorio e non particolarmente eloquente (quando si dice, senza infamia e senza lode).
Il presunto talento della ragazza, insomma, risulta ancora incompreso, motivo per cui attribuire credibilità alla sue dichiarazioni “impegnate” ci risulta piuttosto difficile. Ripercorrendo la sua fiera dell’ovvietà politically correct , resta solo un interrogativo di fondo: in tutto questo baillame la Lagerback che c’è sta a fà? Almeno una soddisfazione, però, se l’è tolta: quello di non essere più ricordata soltanto come compagna di Daniele Bossari. Semmai adesso è il contrario. E quantomeno lei potrà dire che La Fattoria l’ha presentata davvero nella sua madrepatria, mentre lui ne è stato soltanto l’inviato in Italia non lasciando come sempre il segno.