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Editoriale /8 – La tv che non (si) graffia, Confalonieri e la serie che non rassicura, gli sceneggiatori

Tempi duri, cari telemaniaci, tempi durissimi, lasciatevelo dire e ditecelo anche voi (e ditecelo anche su Facebook, dove è nato il grande gruppo TvBlog), quanto siano duri, questi moderni tempi da telemaniaci disillusi.La tv non graffia più, fatte salve poche eccezioni. Non graffia e non si fa graffiare, tutta tesa com’è a proteggersi dalle critiche

20 Ottobre 2008 07:30


Tempi duri, cari telemaniaci, tempi durissimi, lasciatevelo dire e ditecelo anche voi (e ditecelo anche su Facebook, dove è nato il grande gruppo TvBlog), quanto siano duri, questi moderni tempi da telemaniaci disillusi.

La tv non graffia più, fatte salve poche eccezioni. Non graffia e non si fa graffiare, tutta tesa com’è a proteggersi dalle critiche e dalle parole di chi prova a criticare, sui blog, sui giornali, ovunque; di chi prova a cambiare – per quanto si possa – lo status quo. Ma lo status quo, per definizione, si cambia solo con le rivoluzioni. E la rivoluzione non va d’accordo con la pubblicità, ma neanche con le convinzioni dei dirigenti.

Prendo a prestito, per questo editoriale che potrà sembrare a qualcuno catastrofista e che invece vorrebbe essere, come al solito, propositivo, quel che si legge sul blog della SACT (Scrittori Associati di Cinema e Televisione – questo, invece, il sito ufficiale) a proposito delle recenti dichiarazioni di Fedele Confalonieri. E ne approfitto per invitare tutti gli addetti ai lavori a partecipare, qui, alle nostre conversazioni sulla televisione. Perché rimango convinto del fatto che sia bello e utile a tutti mettersi in gioco, mettersi in discussione e soprattutto rimettersi ai giudizi di chi la tv la guarda e ha diritto e dovere di criticarla. Ma dicevo del blog della SACT. Ecco.

Per chi non è informato, Confalonieri ha commentato la crisi di Mediaset e in particolare quella della fiction italiana. Partendo dal flop di Crimini Bianchi, Confalonieri sostiene che la serie Taodue sarebbe andata male perché troppo ansiongena. Confalonieri prosegue e afferma che in un momento di crisi come questo “la gente ha bisogno di favole”. E come esempio cita Frank Capra e “La vita è meravigliosa”. Quindi, tradotto in soldoni, da oggi in poi cari colleghi scriveremo tutti delle belle favole.

Ma, con le sue affermazioni, Confalonieri presta il fianco ad una serie di osservazioni…

La lettura che fa ci sembra riduttiva e semplicistica, addirittura estemporanea e non ragionata a fondo. La crisi di Mediaset nasce molto prima della crisi dei mercati finanziari. E’ chiaro come il sole che una parte di pubblico si sta spostando su Sky. Ed è un pubblico preziosissimo per una tv commerciale perchè è quello pagante, che è disposto a spendere e quindi perfetto bersaglio dei pubblicitari. Non è un caso che sia proprio Mediaset a risentire di più dell’ingresso sul mercato di Sky.

Ma se la lettura è semplicistica, la soluzione è ancora più naif. Ok, ammettiamo che Confalonieri abbia ragione. La gente ORA vuole vedere le favole. Mediaset ORA commissionerà la realizzazione di favole. Ma, tra l’ORA e la messa in onda di questi eventuali nuovi progetti , passerà almeno un anno e mezzo. E in un anno e mezzo può succedere di tutto.
Per spiegarci meglio, ci mettiamo subito al lavoro raccontando una bella favola. La storia di una crisi economica che viene miracolosamente superata in un anno e mezzo. I mercati risalgono, c’è un nuovo impulso economico. E tutti vissero felici e contenti… E quando arriveranno, le nuove favole Mediaset saranno già vecchie e superate.

Eccoli, gli scrittori associati, che hanno una visione delle cose chiara e lucida, come spesso accade.
Ma nel frattempo c’è chi decide che abbiamo bisogno delle favole, di essere rassicurati e coccolati.

E allora noi miseri spettatori schiacciati dalla tv dei tempi moderni, noi con quel minimo di senso critico che ci è rimasto migriamo verso altri lidi, altre piattaforme, altri media. Perché non rimane nient’altro da fare, se non si può criticare, se non si può graffiare, se non si può non essere coccolati.