Parla con me: rentrée fiacca e senza guizzi creativi
C’era grande aspettativa per l’extended version di Parla con Me, sui cui contenuti RaiTre ha fatto un notevole investimento di palinsesto. Peccato che si sia rivelato tutto un “Pour Parler”, visto che a conti fatti la trasmissione è rimasta troppo uguale a se stessa. Si può auspicare che l’amaro in bocca della prima puntata sia
C’era grande aspettativa per l’extended version di Parla con Me, sui cui contenuti RaiTre ha fatto un notevole investimento di palinsesto. Peccato che si sia rivelato tutto un “Pour Parler”, visto che a conti fatti la trasmissione è rimasta troppo uguale a se stessa. Si può auspicare che l’amaro in bocca della prima puntata sia dovuto a un debutto fiacco, tipico di una macchina ancora tutta da rodare. Ma chi si aspettava guizzi creativi da Ottavo Nano o una grande mobilitazione di personalità comiche sarà rimasto decisamente deluso.
Partendo dal presupposto che il programma avrà durata variabile, negli stitici quaranta minuti di ieri si è avvertita una lotta contro il tempo e la difficoltà di presentare il menu quotidiano in modo brillante ed esaustivo. Un espediente appena sufficiente, in piena crisi scolastica, è stato il ricorso a una lavagna, con su riportato l’orario delle lezioni settimanali divise in prima e seconda ora. Sulla carta sembra tutto gustosissimo ma già l’assaggio lascia a desiderare.
Prendete l’imitazione doppia a cura di Caterina Guzzanti, ovvero il Ministro Gelmini e la candidata alla vicepresidenza Usa Sarah Palin. Lei generalmente è bravissima, basta guardare Boris, ma qui già non ci siamo. La sua Gelmini impallidisce al confronto con quella della Cortellesi, mentre vederla imitare la Palin in versione inglese caciottaro fa pensare a due modelli: quello di Hilary Clinton imitata da Francesca Reggiani e la stessa Geri Halliwell trapiantata a Frosinone che Caterina impersonava a La Posta del Cuore.
Il pezzo grosso della serata, ma neanche poi così memorabile, vuole essere Daniele Capezzone con la sua “trasferta” indolore nell’altra parte della barricata. E’ un fuoriclasse come Neri Marcorè a irriderne a pieno l’incoerenza politica, inaugurando il tormentone dello ‘zompo’ che, siamo sicuri, farà strada:
“Zompate anche voi! Non fatevi problemi di selezione. Guardate con chi sto! (…) Serena, ora sei diventata grande. E’ ora che tu sappia la verità. La sinistra non esiste. Mi pari me prima dello zompo. Il governo esiste, si sta meglio, si sta più larghi”.
Anche qui, però, l’appagamento non è totale. E va a finire che Federica Cifola, nelle vesti di conduttrice sgangherata di Youdem, ti strappa anche un sorriso più pieno. Prima si chiede se la segue qualcuno e poi implora di farle annunciare i Cesaroni. Il suo terrore è constatare la precarietà del suo ruolo, che potrebbe fare una brutta fine da un giorno all’altro. E allora – chiosa – le conveniva quasi pregare Alitalia.
Fa specie che le battute più divertenti siano quelle riguardanti personaggi della sinistra, convinti o mancati, mentre su Arcore il repertorio langue e il telespettatore a casa è sempre più avanti del comico.
E’ lo stesso Richard Gere, autocandidatosi a fare il nostro Obama come alternativa ai soliti eletti del passato, a far scoppiare il caso. E’ il vuoto di spunti nuovi nell’attualità, con l’inevitabile usura degli unici argomenti caldi (Carfagna e Gelmini su tutti), che fa gridare al tutto esaurito in appena mezz’ora di comicità? Come faranno a reggere altre 117 puntate?
Bisognerebbe chiederlo prima di tutto a Dario Vergassola, che tra la scontatissima vecchia di Paola Minaccioni e una rassegna stampa al vetriolo degna di Gianni Ippoliti (al venerdì il “Magazine” Io Topa con un bell’inserto) avrebbe davvero bisogno di un corso di aggiornamento.
Per non parlare di Lillo e Greg che hanno proprio sbagliato portone: per Greg Anatomy citofonare Quelli che il calcio e Dj Angelo, che vi aprirà a braccia aperte.