Quello che Ruggeri non fa capire: colpa della Berté?
Ogni tanto la televisione non produce fotocopie. “Quello che le donne non dicono” di Enrico Ruggeri, format che ha avuto inizio ieri in terza serata su Italia Uno con un discreto riscontro dato l’orario di messa in onda, è moderno ma ha i connotati contenutistici del grande classico: l’intervista e i video nostalgici come spunto
Ogni tanto la televisione non produce fotocopie. “Quello che le donne non dicono” di Enrico Ruggeri, format che ha avuto inizio ieri in terza serata su Italia Uno con un discreto riscontro dato l’orario di messa in onda, è moderno ma ha i connotati contenutistici del grande classico: l’intervista e i video nostalgici come spunto di riflessione.
E’ proprio la struttura l’elemento di novità: uno studio cubico e trasparente situato in un punto nodale della città (in questo caso, Milano), un salotto con un tavolo circondato da schermi e due sedie. In un angolo, un ospite segreto la cui identità verrà rivelata al termine della trasmissione solo su volontà dell’ignara intervistata.
Come fa a scegliere se lo vuole scoprire o meno? Come metro di giudizio i sette video vengono visti e commentati dall’ospite, poi rifiutati o confermati dal selezionatore misterioso. In pratica: guardo cosa butti via della mia vita e alla fine capisco se mi va di sapere chi sei.
Sarà certamente colpa della turbolenta ospite (Loredana Bertè) ma è stato tutto poco comprensibile: tantissimi nomi di persona censurati, tantissime sovrapposizioni tra i commenti della cantante e i contributi video. Elementi che hanno reso un’intervista potenzialmente originale (cosa che non accade quasi mai in tv) in un enorme pasticcio.
Tanto di cappello al buon Ruggeri, che lavora senza pensare di essere in tv. Ed è così spontaneo e anti televisivo (nel senso professionale del termine) da apparire perfetto per un medium che non ha più voglia di conduttori che recitano come attori. O di professionisti in altri campi artistici che con vanto si spacciano perfetti padroni di casa senza un minimo di onestà intellettuale.
Se l’obiettivo è capire quello che le donne “di solito” non dicono, curiamoci di avere però un montaggio che esalti i contenuti e non punti tutto sulla naturalezza. Il rischio è che il prodotto risulti troppo da “cazzeggio”. La confusione, anche di notte, è insopportabile.