BADANTE? LARGO AI GIOVANI IN TV…
Fantastica la vignetta del Corriere di oggi 20 novembre. Il disegno di Sergio Zavoli, indicato come presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai (ce la farà? avrà effetto il desiderio di sbolognare Villari già eletto alla cadrega?), è dominato dal classico fumetto. La battuta del grande Giannelli è efficace ed esce pari pari dalla bocca
Fantastica la vignetta del Corriere di oggi 20 novembre. Il disegno di Sergio Zavoli, indicato come presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai (ce la farà? avrà effetto il desiderio di sbolognare Villari già eletto alla cadrega?), è dominato dal classico fumetto. La battuta del grande Giannelli è efficace ed esce pari pari dalla bocca dell’Indicato: “A ottantacinque anni sono stato scelto come badante della Rai“. Fantastico. Il paese, tutto intero, Onda studentesca inclusa, grida: “Largo ai giovani”, ma intorno vediamo “badanti” illustri. Si potrebbero fare nomi. Ma il caso o una volontà non si sa se superiore o inferiore che guida i destini italiani vuole, tanto per fare un esempio, che alla Festa del cinema ribattezzata Festival di Roma vada un quasi novantenne in gamba come Gianluigi Rondi; e che, accanto a lui, un altro personaggio eccellente, Zavoli appunto, sia un altrettanto in gamba ottantacinquenne. Per restare in campo della tv e dello spettacolo, si può citare anche l’ultraottantenne Mike Bongiorno spesso più lucido del suo compare Fiorello.
In quanto al “Largo ai giovani”, chi sa un pò di storia sa che la frase viene dagli anni del fascismo dove le generazioni più giovani chiedevano più spazio al potere mussoliniano, un potere in cui (mi si consenta di fare dello spirito di patate) c’era Cesare Maria De Vecchi, già governatore della Somalia, ministro dell’educazione, governatore del Dodecanneso, oppositore del Gran Capo al Gran Consiglio del 25 luglio 1943 che decretò la deposizione del medesimo Gran Capo. Un colpo di gioventù di De Vecchi che in quel fatidico 25 luglio aveva ottantotto anni. Largo ai giovani de’ vecchi. Tutto cambia affinchè nulla cambi, diceva il principe Salina del Gattopardo che di età ne avevi diversi sul groppone. In Italia tutto cambia o sembra cambiare ma il paese resta de’ vecchi o de’ vecchioni. Sarà l’effetto della crisi delle culle? del vuoto zero demografico? della pillola e degli anticoncezionali vari? della vita che rincara e che rende l’esistenza ancor più cara?
Il problema serio e non si può tanto scherzarci su. La gerontocrazia è avvinta al potere in Italia come l’edera. L’edera che non muore mai. Tanto è vero che quando ci si trova di fronte a fatti gravi e misteriosi (la criminalità, il terrorismo,la policanza degenerata) salta fuori dalla scatola a molla la figura del Grande Vecchio, il burattinaio di cronache e di responsabilità spesso mai chiarite. Perchè il nostro è un paesone de’ vecchi, vecchioni, vegliardi? Bisogna domandarlo e domandarselo.
Io non ho sulla punta della lingua una risposta. Posso solo dire che, sulla base della mia esperienza, le cose stiano in questo modo. Cioè, che i Gran Poteri Canuti parlano e aprono ai giovani, quando lo fanno (sopratutto ne parlano), sapendo che vogliono fregarli. Esempio. Quando giovani registi sono stati mandati allo sbaraglio con i soldi delle sovvenzioni e poi troncati o stroncati dopo il debutto? Quanti giovani si sono iscritti fiduciosi ai Dams, alle facoltà di cinema teatro comunicazione, e non battono un chiodo, andando a battere invano le porte de’ vecchi che hanno appena aperto la finestra (o il ricevitore del telefono al cronista che li interroga) e gridato: “largo ai giovani!”. Quanti sono mantenuti a lungo, lunghissimo nella condizione di giovani precari affinchè possano rosolarsi lentamente sulla graticola delle attese? E non vado avanti.
Inoltre, i giovani che vanno avanti (quei pochi) sono figli di vecchi. Vecchi come direttori generali che, dopo aver urlato “largo ai giovani”, hanno invecchiato le aziende al loro comando con errori di scelte tecnologiche e di strategie editorialI; e li hanno ammessi anni dopo, dopo la buona uscita. Vecchi come ex onorevoli, funzionari di partito, manager o monager di stato, integerrimi frequentatori di sale di passi perduti e soprattutto di salotti della gran chiacchiera, sindacalisti d’oro, borghesoni salumai, famosi medici corrotti, tutta gente che ha messo al mondo ragazzi spesso ridotti a bamboccioni e riversati nelle vene stanche delle istituzioni o della industria culturale.
La prassi è diffusa. A destra, al centro, a sinistra. Ci sono da collocare le mogli separate, i mariti abbandonati, i nullafacenti lamentosi che reclamano un posto qualunque al coperto…eccetera. Sapete cosa vi dico? Zavoli, e pochi altri, compreso Rondi, non hanno alcuna colpa in una situazione del genere. Magari se ne stavano a fare i loro lavori o lavoretti senza andare ai giardinetti, occuparsi di Fellini e d’altri profumi d’arte come il senatore Zavoli che continua a scrivere poesie, o di cinema cinema come Rondi. Io so o credo di sapere il perchè. L’Erode del Potere Politico è sempre all’opera. La sua falce azzera le teste e i corpi giovani. Zero assoluto. Vuoto. Si crea il bisogno dei Badanti d’età.
E allora, per concludere, perchè non pensare a Mario Monicelli, 1915, 93 anni, o a Luciano Emmere, un giovane (90 anni) alla presidenza della Rai, di Cinecittà, dei Teatri Stabili e degli Enti lirici? Largo ai giovani.
ITALO MOSCATI