Home Notizie La tv pubblica senza pubblicità di Sarkozy scatena la rivolta dai dipendenti di France Télévisions

La tv pubblica senza pubblicità di Sarkozy scatena la rivolta dai dipendenti di France Télévisions

La prima applicazione dell’idea di una tv pubblica senza spot, annunciata a Gennaio scorso da Nicholas Sarkozy, scatena la forte opposizione dei dipendenti di France Télévisions. Ve ne avevamo già parlato, la proposta è semplice quanto drastica: eliminare ogni forma di pubblicità dalla tv pubblica francese compensando i mancati introiti con una tassa da applicare

25 Novembre 2008 13:50

La prima applicazione dell’idea di una tv pubblica senza spot, annunciata a Gennaio scorso da Nicholas Sarkozy, scatena la forte opposizione dei dipendenti di France Télévisions. Ve ne avevamo già parlato, la proposta è semplice quanto drastica: eliminare ogni forma di pubblicità dalla tv pubblica francese compensando i mancati introiti con una tassa da applicare sugli introiti delle emittenti private.

La proposta di legge ha però scatenato i sindacati dei 10mila dipendenti di France Télévisions, già pronti allo sciopero per 24 ore come protesta contro il provvedimento. Per Jean-Francois Tealdi, portavoce dei sindacati confederali, i lavoratori hanno compreso che “questa maggioranza vuole la nostra morte, la liquidazione del servizio pubblico, e la loro risposta sarà all’altezza dell’aggressione“.

La legge prevede la possibilità per le tv commerciali di aumentare il numero di interruzioni pubblicitarie durante i loro programmi, contemporaneamente dal 5 Gennaio 2009 tutte le reti di France Télévisions (France 2, France 3, France 4, France 5 e France O), fuse in un’unica struttura aziendale con un Presidente nominato dal Governo, dovranno rinunciare agli spot dalle 20 in poi e in tutte le fasce orarie entro il 2012.

I mancati introiti per la tv pubblica si aggirano attorno ai 450mln di euro annui, denaro che dovrebbe essere compensato da un’imposta pari al 3% del fatturato delle emittenti private e dello 0.9% sugli operatori della telefonia. I sindacati sono però preoccupati, soprattutto in considerazione del fatto che la legge già nel primo passaggio in commissione ha tagliato della metà l’importo di queste imposte.